Bolivia, condannata a 10 anni di reclusione la golpista Áñez

La sentenza

L’ex presidentessa ad interim della Bolivia Jeanine Áñez è stata condannata a dieci anni di reclusione. Violazione dei doveri e risoluzioni contrarie alla Costituzione i reati per cui è stata riconosciuta colpevole la 54enne ex presidentessa autoproclamata (articoli 154 e 153 del codice penale) dal primo tribunale anticorruzione di La Paz. L’accusa aveva chiesto 15 anni di reclusione.

I fatti si riferiscono al novembre 2019, quando un colpo di stato mise fine alla presidenza del socialista Evo Morales, appena rieletto democraticamente e costretto a dimettersi dai vertici delle forze armate e della polizia. In quel contesto l’allora senatrice si insediò, autoproclamandosi presidentessa del Paese sudamericano, salvo finire poi in prigione il 13 marzo 2021.

Come sentenziato dal giudice Germán Ramos, “le prove fornite e presentate in tribunale sono state sufficienti per generare la piena convinzione della loro partecipazione e responsabilità penale per i crimini suddetti”. Insieme ad Áñez, infatti, sono stati condannati anche l’ex comandante in capo delle forze armate Williams Kaliman e l’ex comandante generale della polizia Vladimir Calderón.

“Sono una perseguitata politica”

Jeanine Áñez, avvocata, ha partecipato al processo in modo virtuale dal carcere, nel quale era reclusa da oltre 400 giorni in via preventiva, per evitare un “pericolo di fuga” (leggi anche Bolivia, la golpista Áñez rimarrà in carcere).

Da parte sua, l’ex presidentessa golpista ha sempre negato le accuse, senza riconoscere la legittimità del processo a suo carico: “crimini che non ho commesso”, ha commentato. Sostenendo di non aver potuto affrontare un “giusto processo”, Áñez ha ribadito di non aver potuto difendersi liberamente. Si considera una “perseguitata politica”.

“Recupero della democrazia”

Di tutt’altro tenore le reazioni da parte del governo boliviano, attualmente tornato a trazione Mas (Movimiento al Socialismo) con Luis Arce. “Oggi è stata fatta la storia”, ha scritto su Twitter Eduardo del Castillo, ministro dell’Interno, secondo cui la pronuncia servirà da monito per chi in futuro progetti di autoproclamarsi presidente.

“La sentenza prova tutte le violazioni compiute dalla signora Áñez in qualità di senatrice, proclamandosi presidente”, è il commento del ministero della Giustizia, che evidenza “la fase decisiva nel processo di recupero della democrazia”, con una sentenza caratterizzata “dai principi e dalle garanzie del giusto processo”. Lo stesso organo ha ricordato il controllo internazionale esercitato sul processo dall’ufficio dell’Alto Commissario per i diritti umani dell’Onu.

Gli altri casi

La sentenza di venerdì 10 giugno si riferisce al caso “colpo di stato II”. Ma non è il solo caso che riguarda l’ex presidentessa golpista. I massacri come quello di Senkata e Sacaba (leggi anche Stragi di Senkata e Sacaba, la golpista boliviana Áñez sarà processata), le esecuzioni sommarie e le violenze perpetrate in quei giorni di novembre 2019 sono all’origine anche del caso “colpo di stato I” e “Eba”. Le vittime e la Bolivia in generale meritano giustizia.