Stragi di Senkata e Sacaba, la golpista boliviana Áñez sarà processata

In questi mesi si sta finalmente cercando di fare giustizia contro i crimini e i fatti di corruzione dei membri dell’ex governo golpista di destra boliviano presieduto da Jeanine Áñez (autoproclamatasi presidente ad interim della Bolivia nel novembre 2019 dopo il golpe ai danni di Evo Morales, poi cessata dalla carica dopo le elezioni del 2020, al termine delle quali è stato eletto come nuovo presidente il socialista Luis Arce, ndr). 

Due ex militari indagati

È notizia di pochi giorni fa che due ex comandanti coinvolti nel golpe contro Evo Morales sono indagati per terrorismo e associazione a delinquere. La polizia boliviana ha arrestato il generale Jorge Gonzalo Terceros e l’ammiraglio Gonzalo Jarjuri Rada, rispettivamente ex comandanti dell’aeronautica e della marina boliviana, per il loro presunto coinvolgimento nel colpo di stato, avvenuto nell’ottobre 2019.

Entrambi sono stati fermati a Santa Cruz dalle forze dell’ordine e saranno trasferiti presso la sede della Special Force to Fight Crime (Felcc) per rilasciare le loro dichiarazioni. Non c’è stata resistenza da parte degli ufficiali a questi arresti.

Il ministro del governo Eduardo del Castillo ha confermato sabato scorso che Terceros ha deciso di testimoniare davanti alla commissione dei pubblici ministeri che si sta occupando del caso, mentre l’ex comandante Jarjuri si è avvalso del diritto al silenzio. Entrambi sono indagati nel caso del colpo di stato, dopo la denuncia da parte dell’ex deputata del Movimento per il Socialismo (Mas), Lidia Patty.

I militari sono indagati per i reati di sedizione, terrorismo e associazione a delinquere e la Decima Corte di Investigazione Penale ha deciso di ampliare le indagini nei confronti dei soggetti in divisa per i reati di risoluzioni contrarie alla Costituzione e alle leggi e violazione di doveri. 

Le accuse contro la ex presidente golpista

Con questi due arresti, ci sono ora cinque ufficiali militari di alto rango detenuti nell’ambito delle indagini sul colpo di stato contro Morales. Detenuti anche l’ex-golpista, Jeanine Áñez, che nel novembre 2019 si è proclamata presidente in un Senato senza quorum dopo l’esilio forzato di Morales, e altri ex funzionari.

Jeanine Áñez

La stessa leader golpista è stata riconosciuta come la responsabile dei massacri di Sacaba e Senkata. 

I massacri contro indigeni, campesinos e militanti del Mas

Durante il colpo di Stato contro Evo Morales, che aveva vinto le elezioni presidenziali in Bolivia nel 2019, ci furono numerose manifestazioni represse nel sangue dalla polizia e dall’esercito. Molti furono i feriti ed i morti causati dalle repressioni ordinate dal governo golpista e i fatti più cruenti si ebbero a Sacaba e Senkata dove decine di manifestanti furono uccisi tra indigeni, campesinos e masisti (militanti del Movimiento al socialismo). Per questi fatti, il 7 luglio, il procuratore generale della Bolivia Juan Lanchipa ha confermato l’apertura di una nuova causa contro Áñez per le stragi di Senkata e Sacaba.

Già il 6 luglio, l’ufficio del procuratore generale aveva ammesso la nuova causa contro Áñez, stando ad un rapporto del ministero della Giustizia sulle sue reti digitali. 

L’ammissione della richiesta è stato il primo passo per un processo di responsabilità poiché Áñez, in qualità di presidente e di capo delle forze armate al momento dei massacri, aveva anche approvato il Decreto Supremo 4078, con il quale esentava i militari dalla responsabilità di rispondere delle proprie azioni e violenze commesse, continuando così ad agire indisturbati nella repressione del popolo boliviano. 

Gli eventi a Sacaba sono stati registrati il ​​15 novembre 2019, quando una grande marcia contro il golpe contro Evo Morales e delle Sei Federazioni dei Tropici, ha cercato di attraversare il cordone di polizia installato sul ponte Huayllani.

Quattro giorni dopo, i residenti hanno posto un blocco nei pressi dell’impianto di combustione di Senkata nella città di El Alto, anch’essi rifiutando il colpo di stato, e si sono scontrati con le forze militari.

«Né oblio né perdono»

La presidente dell’associazione parenti dei morti di Senkata, Gloria Quisbert, ha visto in favore l’ammissione della denuncia. A tal proposito ha dichiarato: «Applausi, sì, ma vogliamo andare a fondo, affinché per queste morti sia fatta giustizia». Quisbert ha inoltre dichiarato: «Si prevede che quanto accaduto sarà indagato, perché non ci sono né dimenticanza né perdono. Quello che Áñez e il suo ex ministro del governo, Arturo Murillo, hanno fatto non sarà dimenticato». 

Il direttore nazionale del Servizio Plurinazionale di Assistenza alle Vittime, Tito Tornero, ha ritenuto, a sua volta, che l’ammissione della proposta accusatoria al pubblico ministero sia «un grande traguardo» dopo un lungo processo di raccolta delle prove.

Il direttore generale del Servizio per la Prevenzione della tortura (Sepret), Nadeshda Guevara, ha riferito che almeno 180 persone sono state vittime di torture e molestie durante il governo di fatto di Jeanine Áñez, affermando che i funzionari del governo golpista hanno agito alla pari delle dittature militari latinoamericane del Piano Condor: «Le autorità golpiste hanno agito come le dittature militari del Piano Condor, che usavano il terrore per mettere a tacere qualsiasi movimento», ha aggiunto il direttore di Sepret. Secondo il funzionario, l’Esecutivo golpista ha compiuto arresti illegali con accuse di ogni genere, secondo il criterio di assumere il cittadino «come un nemico che va contro le idee politiche del governo del momento». Guevara ha ricordato che diverse organizzazioni internazionali hanno verificato il verificarsi di atti di violazione dei diritti umani dei boliviani durante il governo neoliberista.

«Le violazioni del 2019 e del 2020 devono essere riparate dallo Stato e lo Stato deve dare un messaggio ai prossimi governi affinché le violazioni dei diritti umani non si ripetano nel tentativo di prendere il potere», ha affermato il direttore del Sepret.