Ucraina, la persecuzione della Chiesa Ortodossa Canonica. Intervista a Clara Statello

Si parla ancora troppo poco delle persecuzioni religiose avviate dal governo nazionalista d’estrema destra di Kiev nei confronti dei monaci ortodossi canonici, affiliati alla Chiesa Ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca (UOC-MP), da non confondere con la Chiesa Ortodossa ucraina del Patriarcato di Kiev, riconosciuta e voluta dal governo ucraino. L’UOC-MP, chiamata anche Chiesa Ortodossa Canonica, non è autocefala ma autonoma da Mosca e, per questo motivo, è accusata di “russofilia”, “filo-putinismo” e quindi oggetto di persecuzione religiosa di stampo politico.

Di questo parliamo con Clara Statello, giornalista laureata in Economia Politica, ex corrispondente, videoreporter e autrice per Sputnik Italia, specializzata in tematiche sociali, come il lavoro, le vertenze sindacali, migranti, questioni di genere, militarizzazione dei territori, ecologia e ambiente, mafia ed antimafia. Collabora con Marx21 e Pressenza Italia sui temi della politica internazionale. Ha collaborato con L’Antidiplomatico e Pagine Esteri. Il 19 giugno 2016 è stata tra le fondatrici del Coordinamento Ucraina Antifascista dall’Italia (CUA), nato da comitati locali, collettivi, movimenti e partiti politici, accomunati dal sostegno alla resistenza antifascista delle popolazioni del Donbass e da un fermo dissenso rispetto alle politiche reazionarie del governo di Kiev, sfociate più volte – dal 2014 in poi – nella repressione violenta ad opera di gruppi paramilitari di estrema destra.

Cosa è successo con lo scisma delle Chiese ortodosse del 2018?

“Io non sono un’esperta di questioni religiose, quindi non posso dare una valutazione dal punto di vista dottrinale. D’altro canto l’idea che mi sono fatta è che le ragioni dello scisma non vadano ricercate nel campo della fede. La prima scissione segue il crollo dell’URSS, nel 1992. L’allora metropolita Filarete ambiva a diventare patriarca di Mosca, ma non ci riuscì e creò il Patriarcato di Kiev autonominandosi patriarca, trovandosi il rifiuto di Mosca di riconoscere l’autocefalia della sua Chiesa. Nel 2014, dopo Maidan, con la svolta ad Ovest, viene creata una terza Chiesa. Così adesso nel Paese ci sono tre Chiese: la Chiesa Ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca (UOC-MP), la Chiesa Ortodossa ucraina del Patriarcato di Kiev (UOC-KP) e la Chiesa Ortodossa autocefala d’Ucraina (OCU). È una situazione surreale che ha poco di mistico.

Dopo un accordo siglato a novembre 2018 con l’ex-presidente ucraino Petro Poroshenko, il patriarca di Costantinopoli Bartolomeo il 15 dicembre ha riconosciuto ufficialmente l’OCU, legata al Patriarcato di Costantinopoli. Perché un capo di Stato supporta la fondazione di una nuova Chiesa? Non si tratta di un’insidiosa ingerenza del potere politico in quello ecclesiastico? Questo mi porta a pensare che la separazione della Chiesa ucraina dal Patriarcato di Mosca non sia stata una scelta che risponde ad esigenze dottrinali, ma di politica interna ed internazionale. Dunque non siamo davanti ad un conflitto religioso ma piuttosto alla trasposizione sul piano religioso di un conflitto politico a più livelli: tra Kiev e Mosca, all’interno del clero ucraino e del mondo ortodosso, tra i patriarchi Kirill di Mosca e Bartolomeo I di Costantinopoli”.

Lo scisma del 2018 quale impatto ha avuto sulla comunione con le altre Chiese ortodosse? 

“Da quello che ho capito si è creata una grave frattura tra il Patriarcato di Mosca e il Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli. Nel sinodo dell’11 ottobre 2018, Bartolomeo I ha revocato la decisione del 1686 con cui si trasferiva il metropolita di Kiev sotto la giurisdizione del Patriarcato di Mosca e ha annunciato piani per riportarlo sotto la giurisdizione del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, reintegrando Filarete ed altri arcivescovi scomunicati da Kirill. La spaccatura si è propagata per tutto il mondo ortodosso con alcune chiese che si sono schierate con Mosca e altre con Istanbul, per chiari motivi di allineamento politico internazionale”.

Con l’inizio della “seconda fase” del conflitto in Ucraina nel 2022, la persecuzione religiosa da parte del governo di Zelensky si è ampliata. C’è chi ha parlato di “cancellazione culturale”, paragonandolo al fenomeno della decomunistizzazione dell’area. Cosa si intende? 

“Credo che la persecuzione della Chiesa Ortodossa Canonica sia la fase finale di un processo iniziato proprio con la decomunistizzazione: la distruzione della comune identità storico-culturale tra il popolo russo e ucraino. Il primo dicembre 2022 Volodymir Zelensky ha annunciato delle misure che avrebbero limitato o addirittura messo al bando le attività della UOC-MP per garantire “l’indipendenza spirituale” dell’Ucraina. Perché il capo di uno Stato democratico e laico dovrebbe interessarsi dell’indipendenza spirituale dei suoi cittadini? E soprattutto: cosa vuol dire? In questi anni abbiamo visto lo smantellamento delle statue sovietiche e antifasciste, dei busti di Pushkin e Gorki, il divieto della lingua russa, la distruzione di libri in lingua russa o dei testi in lingua ucraina l’URSS. È come se il governo di Kiev e i nazionalisti volessero rimuovere la componente russa dal DNA storico-culturale dell’Ucraina per costruire una nuova identità puramente ucraina. In questo senso la separazione della Chiesa da Mosca rappresenta la disintegrazione dell’unità spirituale russo-ucraina. C’è da chiedersi: cosa accade a quegli ucraini che non intendono rinunciare alla propria identità?”

Un esempio di quanto il contesto abbia motivazioni politiche piuttosto che religiose?

“Il 29 novembre 2022, la Chiesa Ortodossa ucraina del Patriarcato di Kiev (UOC-KP), con a capo il Patriarca Filarete, ha premiato i volontari paramilitari militanti d’estrema destra Pravy Sector. Filarete ha ricevuto nella sua residenza i combattenti del Corpo dei volontari ucraini “Pravy Sector” e, durante l’incontro, gli ha conferito le medaglie della Chiesa “Per il sacrificio e l’amore per l’Ucraina”. “La guerra ci ha solo consolidato, reso più forti. I russi pensavano che non ci saremmo difesi. Ma già vicino a Kyiv, Chernihiv, Kharkiv e Kherson, hanno visto che gli ucraini non avrebbero rinunciato alla loro terra natale. La vita sarà sacrificata, ma la terra non sarà donata. E voi siete degli eroi, veri ucraini che amano il loro paese. Voglio ringraziarvi per il vostro amore per l’Ucraina, la lealtà e il coraggio. Il mondo intero ha ora visto che non esiste un sacrificio come in Ucraina. La Chiesa prega sempre per tutti i nostri soldati, affinché il Signore li protegga e invii loro forza”[1], ha affermato Sua Beatitudine il Patriarca Filarete. Si tratta di un inno alla “guerra giusta”, un incitamento alla propaganda bellica e al conflitto. Al termine dell’incontro, ha consegnato ai combattenti le pubblicazioni del Patriarcato di Kiev, in particolare il “Libro di preghiera ortodosso”, e li ha benedetti. La Chiesa Ortodossa ucraina del Patriarcato di Kiev (UOC-KP) di Filarete è famosa per la sua connivenza con movimenti neonazisti ucraini sia storici sia contemporanei come Svoboda e Pravy Sektor”.

Filarete (al centro) con i militanti di Pravy Sektor

Il 7 gennaio 2023, durante il Natale ortodosso, militari e polizia ucraini hanno presidiato il sagrato davanti alla Lavra Pecherska di Kiev, cuore spirituale dell’ortodossia canonica, impedendo al metropolita Pavel (nella foto principale, ndr) di partecipare alle celebrazioni. Cosa è successo?

“Nonostante la Chiesa Ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca (UOC-MP) abbia immediatamente preso le distanze da Mosca e il suo Primate Onufrij abbia condannato la guerra, lo scorso marzo è stata presentata alla Rada, il parlamento ucraino, una legge per la sua messa al bando. Si sono intensificati gli atti di violenza ed aggressione verso sacerdoti, monaci e fedeli, alcune chiese sono state date a fuoco, altre chiuse o espropriate. Fino a quando il 25 novembre, all’inizio della liturgia del Natale ortodosso, i Servizi di Sicurezza Ucraini (SBU) hanno fatto irruzione proprio nella Santa Dormizione della Pecherska Lavra di Kiev. Ha così avuto inizio l’operazione di controspionaggio: un vero e proprio rastrellamento di tutte le diocesi dei territori sotto il controllo ucraino, soprattutto Kherson e Kharkiv. Per tutto il mese di dicembre 2022, sacerdoti, religiosi e fedeli venivano fermati, perquisiti, interrogati, alcuni sottoposti alla macchina della verità, le chiese setacciate alla ricerca di prove della “propaganda del mondo russo” e “oggetti proibiti”, non solo nastrini di San Giorgio, ma foto di Kirill e di chiese russe, testi sacri in lingua russa, riviste dell’epoca sovietica e denaro. Per chi pensa che questa sia propaganda di Putin occorre precisare che queste operazioni sono state dettagliate dallo stesso SBU, come ho riportato sul mio canale Telegram. In questo clima di caccia alle streghe, per il Natale ortodosso la Cattedrale dell’Assunzione è stata presidiata dalle forze armate, i fedeli venivano perquisiti prima dell’accesso e la messa per la prima volta è stata celebrata da Epifanio I, primate dell’OCU ed ex-braccio destro di Filarete”.

Nei giorni scorsi, nei pressi della Lavra di Kiev Pecherska, vi è stato l’ennesimo atto di persecuzioni contro i monaci ortodossi canonici del Patriarcato di Mosca, tentando una loro violenta cacciata. Come è avvenuta e quale conseguenze ha avuto? 

“Nel suo decreto del primo dicembre 2022, il presidente Zelensky ha posto le basi giuridiche per la revoca della concessione del complesso religioso alla Chiesa Ortodossa Canonica, che infatti è arrivata poche settimane fa. Ai monaci è stato dato il 29 marzo come termine ultimo per lasciare la Kiev-Pecherska Lavra. Quel giorno i fedeli si sono radunati davanti all’ingresso della struttura per impedirne lo sgombero. Inoltre hanno presidiato il complesso giorno e notte. Contro di loro alcuni cittadini hanno manifestato davanti alla Lavra. Tra questi sono arrivati anche diversi militanti di estrema destra, dopo l’appello del leader della formazione neonazista C14, Evgeny Karas.

La cosa più eclatante è stata l’arresto del metropolita Pavel, il reggente della Lavra. Giovedì 30 marzo, l’abate pubblica un videomessaggio in cui sostanzialmente maledice Zelensky e la sua famiglia. Dopo due giorni viene arrestato e processato per direttissima. Sulla base di prove raccolte dall’SBU, la sera stessa viene messo agli arresti domiciliari, con il braccialetto elettronico alla caviglia. Non ha potuto celebrare la liturgia pasquale. Contro di lui ci sarebbe la registrazione di una telefonata privata nella quale si esprimerebbe a sostegno delle forze russe. Per la giustizia ucraina è colpevole di “discriminazione religiosa” e collaborazionismo. Tuttavia le dinamiche dell’udienza, inizialmente sospesa al mattino per un malore del religioso, poi improvvisamente ripresa nel pomeriggio, con il trasferimento forzato dell’abate dall’ospedale alla Corte, fanno pensare ad una ritorsione di Zelensky. A pensar male si fa peccato, ma ci si azzecca spesso, diceva qualcuno”.

Si tratta di eventi che testimoniano un vero conflitto tra cristiani? Perché la Chiesa Cattolica di Papa Francesco è restia nell’esprimersi e nel prendere posizione su questa situazione? 

“Questo non è un conflitto fra cristiani ma è una vera e propria guerra civile: una parte di Ucraina vuole imporsi e sopraffare l’altra. Al di là di questo, Jorge Bergoglio è un Capo di Stato ed è il capo della Chiesa Cattolica di Roma, che non ha nulla a che vedere con la Chiesa Ortodossa. Immagino che nel suo ruolo qualsiasi suo intervento sarebbe visto come un’ingerenza esterna. Piuttosto mi sembra che la divisione sia stata cercata e alimentata dal Patriarca Bartolomeo. Probabilmente vuole ritagliarsi un maggiore spazio all’interno del mondo ortodosso, a scapito del Patriarcato di Mosca, che ha molti più fedeli”.

Come credi procederà questa “guerra culturale”? 

“Dipenderà da come finirà la guerra. I segnali non sono buoni: abbiamo visto il cosiddetto “mondo libero” esultare davanti alla distruzione di statue e libri in Ucraina. La storia insegna che è esattamente questo il modo in cui è iniziata ogni pulizia etnica”.


[1]https://www.cerkva.info/news/patriarkh-filaret-vidznachyv-nahorodamy-bijtsiv-duk-pravyj-sektor/