Giorgio Gaber, cinque canzoni per ricordarlo

Il 25 gennaio 1939 nasceva Giorgio Gaber.

Giorgio Gaber o Signor G, innovatore del teatro canzone. Le sue prose, le sue canzoni e le sue analisi sono state fulminanti. Un genio assoluto che ha sviluppato diversi temi che vanno dalla politica all’amore. Ha raccontato più di una generazione politica e non solo con una satira e un’ironia sottile, come pochi artisti hanno fatto. Cosa sarebbe il mondo senza Giorgio Gaber? Difficile dirlo. Sicuramente il Signor G è uno dei pochi motivi per cui valga la pena di sentirsi italiani.

Io se fossi Dio

Un’allegoria. Gaber si fa Dio e ci mostra la via. Denuncia la politica, critica aspramente la Democrazia Cristiana e la violenza ottusa delle Brigate Rosse. Critica anche i radicali e i socialisti, a dimostrazione che la politica è incapace di leggere il presente. Attacca il giornalismo che “si butta sul disastro umano col gusto della lacrima”. Definisce “cannibale” il giornalista che è interessato solo alla notizia e non è interessato a informare le persone. Ora Gaber è “nel regno dei cieli” ma noi viviamo ancora gli stessi “sfaceli”.

L’anarchico

Gaber conosce benissimo i cliché o luoghi comuni con cui l’Anarchia e gli anarchici devono confrontarsi. Per questo l’anarchico. Rivendicare la definizione e il reale significato. “Gli anarchici amano l’umanità, sono una merda io, altro che anarchico”.

Il dilemma

“Il dilemma rappresenta l’equilibrio delle forze in campo”. Due storie d’amore che confluiscono in una sola canzone, una delle più belle mai scritte. Un amore che si sfalda e un amore che resiste. Due coppie che si affrontano e si scontrano contro il tempo.

Qualcuno era comunista

Il genio. Narrazione perfetta della politica e della società stessa. Il Signor G ci mostra le contraddizioni della sinistra che in un certo senso rivivono ancor oggi. Di quel sogno che voleva gli esseri umani tutti sullo stesso piano, senza classi dominanti. Sogno sopito. Resta il “gabbiano senza neanche più l’intenzione del volo”.

Un’idea

“Un’idea, modificarla, cambiarla, elaborarla, non ci vuole mica tanto. È cambiarsi davvero, è cambiarsi di dentro che è un’altra cosa”. Non basta avere un’idea, il punto è viverla. Il Signor G in tutto il suo splendore racconta attraverso piccole storielle le idee, i cambiamenti e il viverle. “Un’idea è solo un’astrazione” fino a quando non diventa reale.