Cile: risarcire El Clarín, adesso

La campagna per respingere la proposta costituzionale (leggi anche Cile, perché è fallito il referendum costituzionale?) ha messo in luce uno dei grandi deficit del sistema mediatico cileno: una concentrazione del mercato editoriale, un monopolio ideologico. Il sistema dei media è un’unica voce concertata per difendere lo status quo sociale ed economico imposto dalla dittatura militare, proseguito da tutti i governi successivi.

In Cile, oggigiorno, non ci sono risorse mediatiche significative aperte a critiche costruttive o voci sostanzialmente diverse.

Eppure, non è sempre stato così. Prima della dittatura, il Cile godeva di giornali indipendenti aperti alle diverse componenti sociali, politiche e culturali. Questo è stato il caso fino al colpo di stato, che ha vietato tutta la stampa favorevole alla forma di governo repubblicana e rappresentativa e perseguitato i suoi giornalisti.

Il caso più emblematico è il quotidiano popolare El Clarín, il quotidiano con il più grande patrimonio immobiliare e di distribuzione tra Santiago, Viña de Mar e Concepción, con una propria rete di distribuzione nazionale, che vendeva più di 200.000 copie al giorno e che raggiungevano le 350.000 nei fine settimana.

A partire dall’11 settembre, la sua storia esprime la violenza dell’insurrezione armata, l’intolleranza e la persecuzione, e poi la lunga mano che ha tirato le sue fila attraverso i diversi governi.

Il suo proprietario nel 1973 era Víctor Pey, un rifugiato spagnolo della nave Winnipeg.

Al suo ritorno dall’esilio, Víctor Pey chiese ai governi successivi la restituzione delle risorse del giornale e la ripresa della sua pubblicazione, che gli fu negata. Víctor Pey e la Fondazione spagnola del Presidente Allende sono stati costretti a sostenere costose cause legali nei tribunali cileni e internazionali, fino a quando nel 2008 il tribunale ICSID (International Centre for Settlement of Investment Disputes, ndr), con sede presso la Banca Mondiale, si è pronunciato a loro favore e ha ordinato allo Stato cileno di risarcire tutti i danni suscettibili.

Si tratta di cosa giudicata, confermata nel 2020 dall’ultima e inappellabile Decisione del più lungo arbitrato internazionale nella storia del Cile, che ha precisato: “I due tribunali [ICSID] hanno esortato il Cile a risarcire i ricorrenti e a ‘ristabilire la legalità e riparare il danno causati dal regime militare’ tenendo conto dell’“invalidità delle confische””.

Il lodo può essere eseguito negli oltre centocinquanta Stati membri dell’ICSID come se fosse una sentenza definitiva emessa da un tribunale esistente in quello Stato.

Alla fine del 2021, il governo di Sebastián Piñera ha ricevuto la risoluzione del Tribunale di Madrid che sta eseguendo il Lodo per un importo, provvisoriamente stimato, di diverse centinaia di milioni di dollari.

Il governo Piñera lo ha lasciato a quello di Gabriel Boric, che nel settembre 2017, quando era deputato, invitò l’allora governo di Michelle Bachelet a porre fine a questa eredità della dittatura. Per l’occasione, il Presidente di oggi ha ammesso la scarsa pluralità di cui soffre il sistema mediatico cileno. Il 5 settembre, la Corte di esecuzione del lodo ha notificato allo Stato del Cile la proposta di accordo dei proprietari di El Clarín.

Il passaggio all’attuale sistema dei media concentrato è adesso nelle mani del Presidente.

La libertà di stampa è una delle principali libertà umane. Nasce dal diritto di espressione e di critica che hanno tutti i cittadini.

La libertà di stampa è racchiusa nell’articolo 19 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo del 1948. L’articolo afferma che “ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione, il che implica il diritto a non preoccuparsi delle proprie opinioni e a cercare, ricevere e diffonderle, indipendentemente dai confini, dalle informazioni e dalle idee e con qualsiasi mezzo espressivo”. Non risarcire El Clarín, di per sé, viola questo diritto.

Per questo, vi invitiamo a sostenere questa campagna per recuperare il pluralismo informativo di cui la democrazia ha bisogno. Difendiamo questa possibilità unica di avere dei media indipendenti dai gruppi economici, partigiani o religiosi firmando per El Clarín:

https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLSdGySPTGaRvb2YWb6yDZvJA4CZKe6_LtGigMxnf1eIGN08maw/viewform?vc=0&c=0&w=1&flr=0&fbclid=IwAR1MYiBGYp2IO6UB-TfGYhM43uS_XjHY8MjzHgpTtBbtWVw81rbjK46wl3c