Brasile, ha vinto Lula. Ma il Paese è diviso

La vittoria di Lula Da Silva è l’ultima di una serie di vittorie di sinistra in America Latina e rappresenta un significativo contrappeso alla rinascita della politica di destra in altre parti del mondo. Compresa l’Italia, dove Matteo Salvini ministro delle Infrastrutture e vicepremier nel governo Meloni è amico di Bolsonaro.

Il presidente boliviano Luis Arce ha così dichiarato: “Congratulazioni fratello Lula, presidente eletto del Brasile. La vostra vittoria rafforza la democrazia e l’integrazione latinoamericana. Siamo sicuri che guiderete il popolo brasiliano sulla via della pace, del progresso e della giustizia sociale”.

Dirigenti di tutto il mondo si sono congratulati con Lula, da Putin a Macron, a tutti i presidenti dell’America Latina, meno il presidente del Paraguay, Mario Abdo Benitez, alleato di Bolsonaro.

Non vi è dubbio che Lula si impegnerà per la pace, il progesso e la giustizia sociale, come affermato da Luis Arce. Il programma con il quale ha vinto le elezioni lo ha così riassunto, descrivendo la vittoria come la sua “resurrezione” politica. 

“Hanno cercato di seppellirmi vivo ma sono qui al mio primo discorso dopo l’elezione. Sono qui per governare il Paese in un momento molto difficile, ma riusciremo a trovare le risposte. Il Brasile è tornato: è troppo grande per essere relegato al ruolo di paria nel mondo”.

“A partire dal primo gennaio 2023, governerò per i 215 milioni di brasiliani, non solo per quelli che mi hanno votato. Non ci sono due Brasile. Siamo un paese, un popolo, una grande nazione. È tempo di riunire la famiglia. A nessuno interessa vivere in un Paese perennemente in guerra. È tempo di deporre le armi. Il Brasile è pronto per lottare contro la crisi climatica e per la deforestazione zero dell’Amazzonia. Il pianeta ha bisogno di una Amazzonia viva: un albero in piedi vale più di tonnellate di legname estratto illegalmente”.

Lula prenderà le redini di un paese afflitto da una grave disuguaglianza che sta ancora lottando per riprendersi dalla pandemia di Covid-19. Circa 9,6 milioni di persone sono cadute sotto la soglia di povertà tra il 2019 e il 2021 e i tassi di alfabetizzazione e frequenza scolastica sono diminuiti. Dovrà anche affrontare una nazione profondamente fratturata e urgenti problemi ambientali, tra cui la dilagante deforestazione in Amazzonia. Per Lula questo sarà il terzo mandato, dopo aver governato il Brasile per due mandati consecutivi tra il 2003 e il 2010.

Lula ha vinto ma non ha trionfato. Lula ha totalizzato il 50,9% dei voti contro il 49,1% di Jair Bolsonaro. Questo è il divario più stretto tra due finalisti presidenziali dal ritorno alla democrazia dopo la dittatura militare (1964-1985).

Dovrà gestire un Brasile lacerato e diviso. Dovrà affrontare uno scenario economico complesso e carico di incertezze, con l’inflazione che può tornare a correre veloce e un’economia che rallenta la crescita. E Bolsonaro non scompare: resta il leader di un’opposizione fortissima in Parlamento.

Jair Bolsonaro prima del risultato finale ha affermato: “Non lo riconoscerò”. Quindi è ipotizzabile che oltre all’opposizione in Parlamento Bolsonaro, che per ora tace, possa avviare una campagna di tipo golpista congiunta di piazza e di settori a lui fedeli dell’esercito e della polizia (aggiornamento: blocchi stradali in 11 stati brasiliani a opera di camionisti pro-Bolsonaro, che chiedono esplicitamente ai militari di prendere il potere, qui il link, ndr) . Lula come compito politico importante ha quello di far sparire politicamente Bolsonaro. Compito non facile e non scontato.