Colombia, pace con l’Eln?

Il presidente Gustavo Petro, recentemente insediatosi (leggi anche Colombia, Petro e una sfida storica), ha mantenuto come una delle sue priorità la ripresa dei colloqui con l’Eln (Ejército de liberación nacional) per cercare una soluzione negoziata al confronto armato che ha avuto con lo Stato sin dalla sua creazione, negli anni ’60. La Colombia ha promesso di adottare misure politiche e legali per garantire le condizioni che consentano la ripresa dei colloqui con l’Eln, compreso il riconoscimento dei protocolli dei negoziati, ha dettagliato il commissario alla pace Danilo Rueda, senza precisare se ciò significasse la sospensione dei mandati di cattura in forza contro i principali leader.

Presente alla dichiarazione era Israel Ramírez Pineda, alias “Pablo Beltrán”, uno dei comandanti della guerriglia ed ex capo della delegazione per la pace. L’ultimo tentativo di negoziazione è iniziato nel 2017 durante il governo di Juan Manuel Santos (2010-2018). I primi cicli di trattative si sono svolti a Quito, ma nel 2018 il tavolo è stato spostato all’Avana. Tuttavia, in quell’anno furono sospesi per decisione di Iván Duque, recente presidente della Colombia e uomo di Álvaro Uribe, nemico numero uno della pace.

Il ruolo di Cuba

Molti dei comandanti dell’Eln sono rimasti a Cuba da quando i negoziati si sono interrotti. Ciò ha generato tensione diplomatica: l’ex presidente colombiano Iván Duque (2018-2022), infatti, ha chiesto all’Avana di estradare i comandanti, ma Cuba ha rifiutato. Facendo affidamento sul rispetto del protocollo dei negoziati, che prevedeva nel caso di mancato rispetto l’ordine di tornare ai propri accampamenti in alcuni giorni. Il giorno prima, il suo ministro degli Esteri Álvaro Leyva ha dichiarato che la Colombia aspira a riprendere i colloqui con l’Eln poche ore dopo l’arrivo all’Avana, ex sede dei negoziati di pace.

L’Onu

La delegazione che si è recata a Cuba include il rappresentante speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite in Colombia, Carlos Ruiz Massieu. In passato, l’Onu ha accompagnato e verificato un cessate il fuoco bilaterale con l’Eln.

“Il Segretario Generale saluta gli sforzi del Presidente Gustavo Petro per approfondire e ampliare la pace in Colombia e ha offerto il sostegno delle Nazioni Unite per il successo di tale sforzo”, ha detto venerdì un portavoce del Segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterres. Presenti anche Jon Otto Brodholt, inviato speciale della Norvegia, che è stato uno dei paesi garanti nelle trattative sospese, e monsignor Héctor Fabio Henao, delegato della Conferenza episcopale colombiana. Dopo un incontro con la delegazione, il presidente cubano Miguel Díaz-Canel ha ratificato l’impegno “inalterabile” di Cuba per la pace in Colombia.

Il leader della guerriglia

Antonio García, comandante in capo dell’Eln, ha fatto riferimento alla possibile ripresa dei colloqui di pace con il presidente Gustavo Petro. Attraverso i social network, García ha assicurato che l’Eln “mai” ha posto le condizioni per dialogare o per cercare una soluzione politica al conflitto armato in Colombia, anzi, ha accusato il governo del presidente Iván Duque di non aver rispettato la logistica concordata. 

Antonio García

“In particolare, il governo Duque ha ignorato, o non ha voluto continuare, i dialoghi che abbiamo avuto con il governo precedente. Non ha voluto rispettare la logica concordata e ha voluto modificare tutto”, ha assicurato il leader della guerriglia. Riguardo alle possibili trattative con il nuovo presidente, García ha assicurato: “Ora dobbiamo esaminare come continuare, tenendo conto di quanto concordato. Non c’è problema”.

Antonio García, infine, ha sottolineato la proposta di Gustavo Petro, che parla di pace totale con i gruppi armati, compreso il ‘Clan del Golfo‘. “Un governo può parlare con chi vuole; ognuno è responsabile di quel che fa. Ma se il governo ci considera alla stessa stregua delle bande o dei gruppi paramilitari, non parteciperemo”, ha affermato il massimo leader dell’Eln.