Giornata della memoria, per non dimenticare

Chi non sa ricordare il passato è condannato a ripeterlo.
(Georges Santayana, filosofo e saggista spagnolo)

Oggi è la Giornata della Memoria, un’opportunità per ricordare. Il ricordo al servizio della verità storica è sempre rivoluzionario, come affermava Antonio Gramsci.

Auschwitz

L’Onu stabilì di celebrare il Giorno della Memoria ogni 27 gennaio per ricordare quello del 1945, giorno in cui le truppe dell’Armata Rossa dell’Unione Sovietica liberarono il campo di concentramento di Auschwitz in Polonia. Quel giorno l’esercito sovietico comandato dal maresciallo Ivan Konev giunse per primo nella città di Oświęcim, meglio conosciuta come Auschwitz. Entrando nel campo di concentramento liberò i superstiti. La scoperta del campo di concentramento di Auschwitz rivelò integralmente, per la prima volta a tutto il mondo, l’orrore dell’olocausto nazista. Oltre le decine e decine di migliaia di vittime delle camere a gas, durante gli anni in cui il lager fu operativo molti esseri umani, bambini, donne e uomini, vennero sottoposti a esperimenti medici da parte del criminale medico nazista Josef Mengele.

Soldati dell’Armata Rossa dell’Urss liberano due prigioniere del lager di Auschwitz
Majadanek-Lublino

Nel luglio del 1944 i sovietici liberarono il campo di sterminio di Maidanek, quattro chilometri ad est di Lublino in Polonia, attivo tra l’ottobre 1941 e il luglio 1944. La realizzazione di questo lager avvenne a causa dell’estensione verso l’Unione Sovietica del territorio sotto il controllo nazista. Qui vi erano persone di diverse nazioni, compresi i prigionieri di guerra sovietici.
La Commissione di Inchiesta sui Crimini Nazisti, composta da polacchi e da sovietici, decise di documentare le atrocità commesse dai nazisti durante l’occupazione tedesca della Polonia; essi ordinarono quindi l’esumazione dei cadaveri sepolti a Maidanek per dimostrare le uccisioni di massa compiute dai nazisti all’interno del campo. La commissione pubblicò poi a Mosca i risultati dell’indagine, il 16 settembre 1944, in polacco, russo, inglese e francese.

Mauthausen

L’8 agosto 1938, cinque mesi dopo la cosiddetta annessione (Anschluss) dell’Austria al Reich, arrivarono a Mauthausen i primi prigionieri provenienti dal campo di concentramento di Dachau. La ragione decisiva della scelta di costruire il lager in quel luogo fu la stessa che indusse successivamente alla costruzione del vicino sotto-campo di Gusen nel 1940: la presenza di cave di granito. Inizialmente i prigionieri furono impiegati nell’edificazione stessa del lager e nel lavoro forzato presso la Deutsche Erd- und Steinwerke GmbH, una ditta di proprietà delle SS che produceva materiale da impiegare per la costruzione degli edifici monumentali e di prestigio della Germania nazista.

I prigionieri del campo venivano anche obbligati a lavorare nella vicina cava e, più tardi, vennero anche forzati a costruire dei tunnel sotterranei per le fabbriche di assemblaggio dei missili. La maggior parte dei deportati presenti a Mauthausen proveniva dalla Polonia, seguiti da cittadini sovietici e ungheresi, ma c’erano anche numerosi gruppi di tedeschi, austriaci, francesi, italiani, jugoslavi e spagnoli. Complessivamente, l’amministrazione delle SS del lager registrò uomini, donne e bambini provenienti da più di 40 nazioni.

A partire dal maggio del 1944 arrivò anche un gran numero di ebrei ungheresi e polacchi; per loro le possibilità di sopravvivere erano più scarse. Migliaia di prigionieri furono fucilati o uccisi con iniezioni letali, altri fatti morire di botte, altri ancora di freddo. Almeno 10.200 prigionieri furono assassinati per asfissia. La maggior parte nella camera a gas nel campo centrale, altri nel castello di Hartheim, uno dei centri di sterminio del Progetto eutanasia. Oppure nel Campo di Gusen, rinchiusi in baracche sigillate o in un autobus che faceva la spola fra Mauthausen e Gusen, nel quale veniva immesso gas velenoso. La maggioranza dei prigionieri dei lager però, non sopravvisse allo sfruttamento spietato della manodopera, accompagnato da maltrattamenti, denutrizione, mancanza di vestiti adeguati e di cure mediche.

A Mauthausen, Gusen e negli altri campi-satellite morirono almeno 90.000 prigionieri, dei quali quasi la metà perì durante i quattro mesi precedenti la liberazione. In totale, durante il periodo tra la costruzione del lager nell’agosto del 1938 e la sua liberazione da parte dell’esercito americano nel maggio del 1945, a Mauthausen furono deportate quasi 190.000 persone.

Mai dimenticare

Il genocidio è un atto criminale premeditato, organizzato sistematicamente e messo in atto con l’obiettivo di sterminare delle comunità civili mirate, scelte in base a criteri di nazionalità, razza o religione.
Ryzard Kapuscinski.

Il genocidio commesso dai nazisti va ricordato e non perdonato. Per questo i lager, trasformati in musei, sono aperti al pubblico, innanzitutto ai giovani, perché si prenda coscienza della tragedia avvenuta e si eviti che questa si ripeta. Ciò è importante, perché ancora oggi vi sono persecuzioni criminali di popoli.