Elezioni in Russia, Russia Unita largamente primo partito ma in calo. Crescono i comunisti

Tra il 17 e il 19 settembre si sono svolte le elezioni parlamentari della Federazione Russa. I risultati registrano la prevista vittoria del partito Russia Unita, espressione del presidente Vladimir Putin, ma con una contrazione dei consensi rispetto alle elezioni precedenti. Aumenta i voti il Partito Comunista della Federazione Russa, che si conferma principale forza di opposizione.

Secondo i dati pubblicati dalla Commissione Elettorale Centrale (qui il link), Russia Unita rimane saldamente il primo partito, attestandosi al 49,82%. Il Partito Comunista conquista invece il 18,93, con un aumento circa del 5% rispetto alle Politiche del 2016 (13,34). Male il partito Liberal Democratico (estrema destra), che quasi dimezza la percentuale, passando dal 13,14 al 7,55%. In lieve aumento anche Russia Giusta dal 6,22 al 7,46. Entra per la prima volta alla Duma, superando la soglia del 5%, il partito Nuove Persone (5,32%).

I risultati pubblicati dalla Commissione Elettorale Centrale

Il quadro istituzionale non pare quindi sostanzialmente mutare. Il divario tra la forza politica filopresidenziale ed il Partito Comunista è infatti molto ampio ed i risultati sono simili a quelli registrati alle elezioni del 2011 (Ru 49,32, Pcfr 19,19). A ciò si aggiunga che il sistema elettorale misto della Federazione (che stabilisce che metà dei deputati della Duma di Stato siano eletti con sistema proporzionale con sbarramento al 5% e metà con sistema maggioritario uninominale a turno unico), garantisce una sicurissima maggioranza a Russia Unita, che si aggiudica ben 198 collegi uninominali su 225, contro i 9 dei comunisti.

Tuttavia possono essere rilevati alcuni interessanti cambiamenti nel quadro politico generale. Se nel 2016 Russia Unita aveva ottenuto il 54,20% per una crescita dovuta anche all’effetto trainante della annessione della Crimea, questa volta i temi sociali hanno avuto un’importanza maggiore. In particolare la riforma delle pensioni del 2018 è risultata fortemente impopolare, tanto più in un contesto generale di difficoltà economica, ed il Partito Comunista, che ad essa si è coerentemente opposto, ha raccolto i frutti di questa scelta.

L’avanzata del Partito Comunista: politiche sociali, rinnovamento e voto utile

Il partito di Gennadij Zjuganov è storicamente considerato una sorta di opposizione “di sistema”: tollerato dal Presidente, dialogico e in accordo con Putin sulla retorica patriottica, il ruolo della Russia nel mondo, un approccio conservatore sui temi sociali e sui diritti civili, con uno sguardo attento alla Chiesa ortodossa. Un partito che raccoglie la nostalgia per l’Urss e ne rivendica l’eredità, compresa quella staliniana, in chiave nazionale. Oggi la rottura con Putin pare invece più marcata, come si è detto in particolare sulle politiche del welfare, divergenza evidenziata nei toni accesi che hanno segnato (e continuano a segnare) questa tornata elettorale.

Gennadij Zjuganov, leader del Partito Comunista della Federazione Russa

Oltre a ciò, il Partito pare essere diventato riferimento per settori che in precedenza lo osteggiavano, catalizzando voti che vanno oltre il suo tradizionale elettorato di riferimento. Questo è avvenuto da un lato grazie all’apertura delle liste a candidati indipendenti, meno “ortodossi” rispetto alla propria tradizione politica. Alcuni di questi rapporti sono consolidati da anni, per esempio quello con il Fronte di Sinistra. Nel collegio 201 di Mosca è stata candidata Anastasija Udal’cova, militante del Fronte e moglie del leader Sergej Udal’cov, il quale ha scontato più di tre anni di prigione, per i “disordini di massa” verificatisi durante le proteste del maggio 2012. La Udal’cova, appellandosi agli elettori, ha commentato che «la squadra di candidati del Pcfr è vista come una boccata d’aria fresca. Una vera opposizione con un programma chiaro, volti brillanti e attività nelle strade» che apre la possibilità di «fare un passo importante verso la trasformazione della Russia in uno Stato sociale» (qui il link).

Ancor più innovative sembrano candidature quali, ad esempio, quella di Michail Lobanov, un professore di 37 anni del Gruppo d’Iniziativa dell’Università Statale di Mosca. Candidato anche lui a Mosca, nel collegio 197, si dice «ispirato da Jeremy Corbyn e Bernie Sanders», definendosi «un socialista democratico, una persona con idee democratiche di sinistra», attento «agli strumenti di auto-organizzazione, come i sindacati, in quanto strumenti per la democrazia reale e la lotta contro l’ineguaglianza»: un profilo che quindi pare ben diverso da quelli tradizionalmente espressi dal Pcfr (qui il link). La Udal’cova ha ottenuto il 25,30% nel suo collegio, contro il 35,72 del candidato di Ru (nel 2016 il candidato comunista aveva preso il 10,40); Lobanov il 31,65, causando qualche preoccupazione al candidato governativo, che comunque vince, ma a poca distanza, con il 35,17 (nel 2016 il candidato del Pcfr aveva ottenuto il 15,17). Lobanov e Udal’cova, in testa prima del calcolo del voto elettronico, hanno dichiarato di non riconoscere il risultato. Nel complesso il consenso per Pcfr a Mosca, nei collegi uninominali, passa in media dal 12,84 al 20,51.

Il partito ha inoltre beneficiato della campagna per il «voto utile» da parte delle opposizioni extraparlamentari, con inviti a concentrare i voti in ciascun collegio per il candidato più forte contrapposto al candidato del partito del governo, e questo per lo più è significato sostenere il candidato comunista. In questa direzione si è mosso il movimento di Aleksej Naval’nyj. Il controverso oppositore di Putin, attualmente detenuto, ha lanciato una campagna per il «voto intelligente» (umnoe golosovanie), costruita attorno ad un sito internet che appunto, collegio per collegio, segnalava i candidati d’opposizione sui quali far convergere i voti (qui il link).

Appelli al voto per il Pcfr sono venuti anche da movimenti di estrema sinistra d’ispirazione trozkista, normalmente critici con il partito di Zjuganov, per esempio il Partito Rivoluzionario dei Lavoratori (qui il link) e Tendenza Socialista (in italiano Yurii Colombo su Matrioska: qui il link).

Russia Unita: «Vittoria pulita ed onesta». Ma le opposizioni denunciano brogli

Per quanto riguarda la valutazione dei risultati, da parte dell’opposizione c’è stata una generalizzata denuncia di brogli ed intimidazioni. Soprattutto viene contestato l’utilizzo del voto elettronico, il cui peso, aggiunto dopo lo spoglio tradizionale, avrebbe in molti casi ribaltato il risultato nettamente a favore di Russia Unita. Per esempio la pagina internet di Naval’nyj (qui il link) indica come, prima dello spoglio del voto elettronico, a Mosca i candidati segnalati dalla app “voto intelligente” avessero vinto in 9 collegi contro 6, mentre il risultato finale è a favore di Russia Unita in tutti e 15 i collegi. Al contempo la pagina denuncia aumenti sospetti di affluenza e di voti a favore del partito governativo nei seggi in cui mancavano osservatori al voto.

I risultati del voto elettronico a Mosca contestati da Naval’nyJ nel suo sito

Anche il segretario del Partito Comunista Gennadij Zjuganov, in una conferenza stampa del 23 settembre, ha parlato di «grande vittoria morale e politica» ma che al contempo «una parte significativa dei voti del popolo è stata semplicemente rubata», chiedendo l’annullamento dei risultati del voto elettronico. In sede istituzionale, Evgenij Koljušin, giurista e membro della Commissione Elettorale Centrale per il Partito Comunista, ha depositato un’opinione dissenziente (qui il link) sul protocollo della Commissione che convalida il voto.

Al contrario Russia Unita parla di «vittoria pulita ed onesta». La pagina del partito (qui il link) sottolinea con soddisfazione il risultato, segnalando il rinnovamento di circa metà dei membri del proprio gruppo parlamentare ed anche la vittoria in territori «difficili» per il partito. Ad esempio nella regione dell’Amur, dove nei cinque anni precedenti il partito non aveva avuto alcun deputato, e nella regione di Ul’janovsk, dove vince in entrambi i collegi: una «rivalsa» dopo la mancata presentazione di un candidato per la concomitante elezione del governatore dell’oblast’, al posto del dimissionario Sergej Morozov, elezione nella quale si è affermato il comunista Aleksej Russkich con ben l’83,16% dei suffragi (per un approfondimento sulle elezioni regionali: Giulio Chinappi, qui il link). Segnalato tra gli altri anche il risultato dei Soggetti della Federazione annessi dall’Ucraina nel 2014: la Repubblica di Crimea (62%) e Sebastopoli (56%).

La manifestazione del 25 settembre

Nonostante Russia Unita rivendichi i propri risultati e la correttezza del voto, l’opposizione non pare rassegnarsi. Il 25 settembre il Partito Comunista ha organizzato un «incontro con i deputati», una manifestazione per protestare contro i brogli (qui il comizio integrale). Nonostante la mancata autorizzazione delle autorità, circa un migliaio di persone si sono raccolte in piazza Puškin, con cartelli che denunciavano il furto dei voti, domandavano il riconteggio e la liberazione dei prigionieri politici, tra cui Naval’nyj. Valerij Raškin, primo segretario del Pcfr a Mosca, ha dichiarato che nella capitale «c’è stata una colossale frode elettorale» e che «con quasi il 32%» il Pcfr «è al primo posto». La dimostrazione non è stata interrotta dalle forze dell’ordine, ma disturbata con musica ad alto volume. I comunisti hanno anche dichiarato che circa 60 attivisti sono stati arrestati prima della manifestazione, tra questi il leader del Fronte di Sinistra Sergej Udal’cov, condannato a 10 giorni per l’organizzazione della manifestazione non autorizzata, che ha iniziato uno sciopero della fame e preannunciato ricorso.

Verso il 2024
Vladimir Putin

Se quindi i risultati di queste elezioni non inficiano l’attuale quadro politico, rimangono le domande sul futuro. La maggioranza di Russia Unita rimane solida, ma il livello di scontro con l’opposizione è acuito e coinvolge l’opposizione parlamentare del Partito Comunista, i cui toni continuano ad essere tenuti alti. Il tempo dirà se il partito si manterrà su questa posizione di scontro e saprà catalizzare l’opposizione diffusa o tornerà nell’alveo di una opposizione di sistema più morbida e dialogica. Putin rimane saldamente in sella, ma la strada per le presidenziali del 2024 è ancora lunga.