Episodio Grassadonia: quanto è rimasto dello sport nel calcio?

Sabato 8 maggio a Salerno si è verificato un evento molto spiacevole, soprattutto perché collegato allo sport, che dovrebbe unire persone con la stessa passione. Purtroppo, soprattutto quando lo sport è il calcio, le scene di violenza sono alquanto frequenti.

L’accaduto

La protagonista della storia è la famiglia Grassadonia. Gianluca Grassadonia, tecnico del Pescara, è nato e vive a Salerno. Proprio contro la sua squadra, la Salernitana ha dovuto giocare una partita importantissima, che l’ha promossa direttamente in serie A, dopo ventitré anni.

La famiglia è stata vittima di messaggi, più o meno scherzosi per vari giorni, fino a sabato 8 maggio, quando si è raggiunto l’apice. La figlia del tecnico del Pescara, appena diciottenne, poco dopo il coprifuoco, era nei pressi della sua abitazione a Salerno centro, in compagnia del suo cane.

Due ragazzi, di età incerta e ancora non identificati, con il volto coperto e incappucciati, si sono avvicinati alla ragazza, minacciandola, aggredendola verbalmente e spintonandola, per mandare un messaggio al padre: la Salernitana avrebbe dovuto vincere. Se la Salernitana avesse perso, le conseguenze le avrebbero pagate lui e tutta la famiglia. Spaventati dall’accaduto, i familiari hanno lasciato temporaneamente Salerno.

L’aggressione è stata denunciata ai carabinieri, nella speranza che i due ragazzi vengano riconosciuti, anche grazie ai video di alcune telecamere.

Le reazioni

L’U.S. Salernitana, ma anche le varie anime della Curva Sud Siberiano, prontamente hanno preso le distanze dall’accaduto.

«Prendiamo le distanze da tali personaggi che non hanno nulla a che fare con il tifo salernitano». Così recita il comunicato del Direttivo Ultras. Una presa di distanza espressa anche dal Direttivo Salerno e dagli Ultras Centro Storico, oltre che da vari club granata.

La Curva Sud Siberiano della Salernitana

La stessa società scrive: «Una partita di calcio, pur se importante e decisiva, resta tale e non può scatenare simili manifestazioni di violenza verbale […] Purtroppo, questa è anche la conseguenza di un clima costruito ad arte per generare odio da personaggi di basso calibro che puntualmente pubblicano sul web false notizie».

Il potere dell’informazione

E qui si tocca un’altra nota dolente: le fake news. Infatti, a Grassadonia erano state attribuite parole poco piacevoli nei confronti della Salernitana. La società ha smentito anche questo: nessuna parola è stata pronunciata dal tecnico del Pescara contro la squadra della sua città. Ancora una volta, titoli montati ad hoc e articoli poco chiari hanno alimentato l’odio in una situazione già di per sé molto tesa.

Importante, se mai ci fossero dubbi, è il potere dell’informazione, soprattutto al giorno d’oggi con i social: le notizie corrono, arrivano a molte persone in pochissimo tempo. La responsabilità di chi scrive dovrebbe essere quella di informare e di non incrementare odi e rancori. Infatti, anche nei confronti dell’intera città di Salerno ci sono state parole poco piacevoli, a seguito dei numerosi titoli clickbait “acchiappaclick”, che presentavano l’accaduto.

L’odio nel calcio

All’informazione che genera odio si aggiunge la frequente violenza tra le squadre di calcio. Lo sport, fin dai tempi più antichi, è sinonimo di disciplina, di condivisione di valori e di passioni.

Questo episodio non è isolato. A fine aprile anche il figlio di Andrea Pirlo, attuale allenatore della Juve, ha denunciato le continue offese e minacce di alcuni tifosi. Le vittime, dunque, non sono sempre e solo i protagonisti delle squadre, ma anche persone estranee e disinteressate ai fatti. Per non parlare dei morti e feriti a seguito di scontri tra le tifoserie o con le forze dell’ordine.

L’ultimo rito

Un altro calcio sarebbe possibile in Italia? E ad oggi, quanto c’è di sportivo nel calcio, in cui di disciplina e condivisione è rimasto davvero poco? In cui sembra regnare l’anarchia, sia fuori che all’interno degli stadi? Eppure, la sua importanza era chiara già al grande Pier Paolo Pasolini, che scriveva:

«Il calcio è l’ultima rappresentazione sacra del nostro tempo. È rito nel fondo, anche se è evasione. Mentre altre rappresentazioni sacre, persino la messa, sono in declino, il calcio è l’unica rimastaci».

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