‘Tutti a casa, propria’

Il disagio psicologico di una persona e anche un po’ di una generazione nell’anno del lockdown. Questo è ciò che viene raccontato in un diario inventato, come spiegato dallo stesso autore. Il diario inventato è in realtà diventato un libro, Tutti a casa, propria (i Robin&sons edizioni, 198 pagine). E l’autore è Valerio Castrignano, giornalista classe 1989 nato a Monopoli (Bari) e uno dei fondatori di Ventuno nel 2021. Dalla sofferenza causata dal virus anche senza averlo contratto all’emersione di tendenze e sentimenti già presenti nella società. Solo nascoste precedentemente. Con una vittoria marcata: quella di individualismi ed egoismi. Il tutto attraverso un coinvolgente racconto personale, di cui pubblichiamo nelle righe seguenti uno spezzone tratto dal libro stesso.

Valerio Castrignano

Ho deciso di lasciare definitivamente questa casa. Il datore di lavoro ci terrà ancora in smart working per un po’. Io non voglio più pagare l’affitto di questo appartamento, dato che me ne sto scappando da qui e ho capito che non potrei più tornarci. Quando dovrò far ritorno in questa città, mi troverò una nuova sistemazione, magari senza doverla dividere con altri coinquilini. Ho conosciuto la solitudine e credo di non essere più capace di condividere con altri gli spazi della mia quotidianità. Non sono certo di poterlo fare neppure con i miei genitori, anche se sto andando da loro e dovrò sforzarmi di sopportare l’ospitalità che mi hanno offerto. Cammino con un senso di vuoto e vertigine. Faccio le valigie e mi accorgo che non tornerò più in questa abitazione. Conto le ore, i minuti, in preda a una strana ansia. Sono eccitato e spaventato dal ritorno alla normalità. Mi toglierà tutto ciò che avevo costruito. Tutto ciò che avevo edificato in questo vuoto. La serenità conquistata con le unghie tra le ansie e le paure. Dovrò tornare a vivere. Riabilitarmi al mondo. Come un carcerato. O è il mondo che dovrebbe adattarsi a me? Già, perché devo continuare ad essere una ruota nel corso degli eventi? Io voglio essere il corso degli eventi. Io voglio la libertà vera stavolta. Fare ciò che pare a me. Non ciò che serve a farti volere bene dagli altri, che tanto non basta mai. Non sarai mai abbastanza per loro. Avrai sempre sbagliato una frase, un verso, un’azione. La gabbia non era questa casa. La gabbia siete voi là fuori e tutto ciò che devo sempre fare per tenervi contenti. Qui invece nessuno mi ha chiesto niente, nessuno si aspettava nulla, nessuno mi ha fatto male. Il frigo, il divano, la cucina ascoltavano pazientemente la musica che volevo, non mi chiedevano che ore sono, non mi lucidavano i sensi di colpa al primo errore.