Razzoli, il ‘Revenant’ dello sci azzurro
Qualcuno, vedi il giornalista emiliano Leo Turrini, l’ha definito il ‘Conte di Montecristo’, per le sue capacità di tornare a farsi vivo a distanza di anni, quando nessuno ci sperava più. Un ‘The Revenant’, dal nome del film con DiCaprio, in salsa italiana, insomma. Emiliana e reggiana per la precisione. Già, perché Giuliano Razzoli, per gli amici ‘Razzo’, classe 1984, infatti è uno dei pochi azzurri di sci alpino ai vertici che proviene dall’Appennino (Villa Minozzo, un’ora d’auto da Reggio Emilia). Come un certo Alberto Tomba, bolognese di Castel de Britti. Non a caso i due da anni sono molto amici, accomunati anche dalla disciplina (entrambi slalomisti doc) e dall’essere gli ultimi due maschietti azzurri ad aver conquistato l’oro olimpico maschile nello sci alpino (Nagano ’98 per Tomba, Vancouver 2010 per Razzoli).
Il più vecchio slalomista di sempre a salire sul podio (ancora a Wengen)
Giocoforza ‘Tomba la Bomba’ difficilmente si sarà stupito per il terzo posto ottenuto dal redivivo Razzoli domenica 16 gennaio, nello slalom di Wengen, valido per la Coppa del Mondo. Un risultato da incorniciare, che ha consentito a ‘Razzo’ non solo di tornare sul podio di Coppa dopo sei lunghi anni costellati da mille infortuni e difficoltà assortite, ma anche di sigillare il pass per la sua quarta Olimpiade, che avrà luogo a Pechino tra poche settimane. ‘Razzo’, così, è diventato lo slalomista più vecchio di sempre a salire su uno dei tre gradini più alti di Coppa. Niente male per uno sciatore che in una disciplina tecnica – nient’affatto usuale per chi ha compiuto da poco 37 anni, lo scorso 18 dicembre – è riuscito a tornare competitivo contro avversari che potrebbero essere quasi suoi figli (il vincitore di domenica scorsa, il norvegese Lucas Braathen, è un classe 2000). La sua classe tra i pali stretti, tuttavia, è rimasta intatta, ben visibile anche a chi di sci capisce poco.
«Il podio, una grande emozione tornarci»
«L’ultimo podio in Coppa l’avevo fatto proprio qui a Wengen, sei anni fa – le parole di Razzoli sul sito della Fisi – è stata un’emozione grande tornarci e lo sognavo da allora. Bella manche la mia seconda, forse ho lasciato qualcosa nella parte alta, ma quasi tutti hanno sbagliato (compreso Kristoffersen, in testa dopo la prima manche, il cui errore nel finale della seconda ha spalancato a Razzoli le porte del podio ndr). È un regalo per tutti quelli che mi hanno sostenuto – continua il ‘Razzo’ – e per chi mi ha sempre dato fiducia. Mi godo il podio, perché sei anni sono lunghissimi. Sono davvero emozionato e sono contento per me e per lo sci». Ora Razzoli, tre volte nella top ten in questa prima parte di stagione, potrà sfoderare la sua ritrovata competitività anche nella night race di Schladming martedì 25 gennaio, antipasto della prova olimpica di mercoledì 16 febbraio. Grida vendetta invece la sua inforcata nella seconda manche dello slalom odierno di Kitzbuehel, di sabato 22 gennaio, quando era lanciato verso (almeno) un altro podio. Basti pensare che nell’ultimo intertempo, a poche porte dal traguardo dove è avvenuto l’errore, il cronometro segnava un centesimo di vantaggio sull’inglese Ryding, poi vittorioso… Quanta rabbia. Ma anche tanta consapevolezza, in vista di Pechino.
Olimpionico a Vancouver 2010. E Pechino…
Già, le Olimpiadi. Un giardino che Razzoli ben conosce, da campione di Vancouver 2010, davanti a califfi come Kostelic e Myhrer a 25 anni da poco compiuti. Un mese prima, a Zagabria (altro suo terreno di caccia), Giuliano aveva ottenuto la prima vittoria in Coppa. Chi pensava però che questi successi sarebbero stati un preludio ad una carriera alla Tomba sbagliava. Vuoi per i tanti infortuni, specchio di un fisico possente ma fragile, vuoi per una concorrenza che in slalom è sempre alle stelle e vuoi per l’avvento nella specialità dello sciatore probabilmente più forte della storia, Marcel Hirsher, Razzoli non ha mai definitivamente spiccato il volo.
Dopo Vancouver alzerà le braccia al cielo solo un’altra volta (finali di Lenzerheide, 2011), con 10 podi complessivi fino al 2016. Anno spartiacque, nel quale il ‘Razzo’ durante lo slalom di Kitzbuhel – appena una settimana dopo il secondo posto di Wengen – si ruppe il legamento crociato del ginocchio sinistro, nel momento forse migliore della carriera. Tutto finito? Affatto. Ma il rientro del novello ‘Conte di Montecristo’, nonostante la scorza dura tipica dell’emiliano di montagna, è stato assai complicato, per anni senza risultati di grido, tra pettorali di partenza altissimi e gare in Coppa Europa (il gradino inferiore della Coppa del Mondo). Fino al 2021-22, anno olimpico, durante il quale si è registrato il ‘risveglio’, con l’undicesimo podio della carriera. Dopotutto di cinque cerchi Razzoli se ne intende…