Dal Sahara Occidentale a Cuba per studiare: a tu per tu con il medico Abdalahe Mohamed
Mi sono innamorato subito, fin dal mio primo viaggio, di Cuba e del suo popolo. Gente allegra, vivace, che sa fare di necessità virtù. Ho avuto la fortuna di viverci per tre anni, frequentando l’Università dell’Avana: un’esperienza multisensoriale che ancora oggi, dopo diversi anni, porto con me come un bellissimo ricordo.
In quella occasione ho conosciuto Abdalahe Mohamed, giovane cittadino Saharawi arrivato a Cuba a studiare Medicina grazie ad una delle tante borse di studio che il governo cubano mette a disposizione. Abdalahe adesso ha finito l’Università: è dottore ed esercita nella piccola frazione della Paloma alle porte di Trinidad, nella provincia cubana di Sancti Spiritus, mentre sta finendo la specializzazione in Chirurgia. Abdalahe è anche responsabile per l’America Latina dei giovani del Fronte Polisario per la liberazione del Saharawi.
Abdalahe, come sei arrivato a Cuba e come è stata la tua esperienza di formazione all’Università cubana di medicina?
«Sono arrivato a Cuba con centinaia di studenti del mio Paese, il Sahara Occidentale, grazie a un libero accordo tra Cuba e la Repubblica Araba Saharawi Democratica con l’obiettivo di formare professionisti saharawi a Cuba in diverse carriere. La mia esperienza all’Università di Scienze Mediche è stata eccezionale perché i cubani ci hanno trattato con grande professionalità ed esigenza nelle lezioni teoriche e pratiche e allo stesso tempo ci hanno trattato con grande umanesimo. Gli studenti cubani sono diventati le nostre famiglie: con loro abbiamo scoperto Cuba, ci hanno insegnato i loro desideri, le loro storie, i loro eroi e tutto ciò che hanno conquistato, quindi gli saremo sempre grati».
Come funziona la sanità a Cuba?
«Il sistema sanitario a Cuba è stato una delle conquiste più importanti degli ultimi 60 anni e questo è grazie alla sua Rivoluzione che ha reso le cure mediche un diritto per ogni cubano, così la salute a Cuba è gratuita per tutti».
Come è intervenuta Cuba nella lotta al virus del Covid?
«Bene. Conosciamo tutti l’esperienza di Cuba in situazioni di disastri e gravi epidemie. A Cuba dall’inizio della pandemia è stato creato un gruppo di lavoro temporaneo per affrontare il Covid-19 e stabilire condizioni ospedaliere per i malati, nonché centri di isolamento per contatti di casi positivi in tutto il paese. Inoltre ha inviato brigate mediche in molti paesi nella lotta contro la pandemia e tutto ciò sotto un difficile blocco economico da parte del governo degli Stati Uniti (leggi anche L’Onu: «Le sanzioni contro il Venezuela violano i diritti umani». A Cuba carovana contro il bloqueo)».
Che situazione c’è adesso nel tuo Paese?
«La situazione attuale nel mio paese, il Sahara occidentale, l’ultima colonia in Africa, continua senza una soluzione per il popolo saharawi che vive in un campo profughi a Tindouf, in Algeria. Dal novembre 2020 la guerra è ripresa dopo la violazione del cessate il fuoco firmato tra il Frente Polisario e il Marocco nel 1991. Il Marocco ha aperto il fuoco sui manifestanti civili saharawi nella zona smilitarizzata di Guerguerat, dove l’esercito nazionale saharawi continua a difendere la totale indipendenza della Rasd sul campo di battaglia».
Ci sono speranze che la situazione migliori e il Saharawi abbia finalmente riconosciuti i propri diritti di autonomia?
«Speriamo che ci sia una soluzione duratura al conflitto fintanto che verrà applicato il diritto internazionale, ma sembra che il Re del Marocco non voglia capire. La comunità internazionale e l’Onu sono complici del silenzio intorno a questa giusta causa».
Ti manca la tua famiglia?
«Certo, amico mio, mi mancano moltissimo la mia famiglia e la mia gente».
C’è una cosa che più di tutte ami di Cuba?
«A Cuba dico sempre grazie per tutto, per averci dato l’opportunità di studiare. Cuba è un esempio nel mondo e questo va riconosciuto».