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La fortezza di Lucera, un monumento poco conosciuto che ci parla di Federico II

Federico II

Come i bolognesi sanno di essere vicini alla città quando iniziano a scorgere il santuario di San Luca in lontananza, lo stesso vale per i lucerini: è casa, quando vedono svettare dalle colline la fortezza Sveva Angioina. O meglio, quello che vi rimane perché a essere arrivate quasi intatte nel tempo sono solo le mura di cinta e le due torri principali, quella della Leonessa (o Regina) e del Leone (o Re). Lucera, cittadina in provincia di Foggia situata nel bel mezzo del Tavoliere, ospita uno dei momenti di epoca medievale più importanti della storia della Puglia in piena testimonianza della presenza di Federico II nella regione.

Lucera e lo Stupor mundi

Le cronache, quelle dove avvenimenti storici e leggenda si fondono insieme, raccontano che Stupor mundi – l’evocativo appellativo con cui era anche conosciuto il sovrano – amasse particolarmente Lucera tanto da considerarla una delle sue residenze preferite, perfetta anche per coltivare la sua più grande passione: la caccia con i falchi. Non è un caso che numerose miniature dell’epoca lo ritraessero sempre con un falco accanto. Per alcuni, addirittura, la frase «se il Signore avesse conosciuto questa piana di Puglia, luce dei miei occhi, si sarebbe fermato a vivere qui» è proprio riferita alla città nel foggiano che, tra le altre cose, lo aveva incantato anche per la natura lussureggiante e rigogliosa di cui, purtroppo, rimane poca traccia. Il boschetto che circondava il Monte Albano – il colle dove si erge la Fortezza – è stato decimato da numerosi incendi e dall’incuria, ma nonostante tutto non ha mai smesso di esercitare il suo fascino.

Ma come si intreccia la storia di Federico II a quella di Lucera? Il re considerava il Tavoliere un avamposto strategico per il suo regno e la città, con la sua vista privilegiata sull’intera piana, era un punto di osservazione cruciale per difendersi da eventuali attacchi esterni. Inoltre, gli consentiva anche di risolvere una spinosa questione di politica interna, relativa al Regno di Sicilia: da anni, gruppi di ribelli saraceni rendevano più insicura la parte occidentale dell’Isola attraverso razzie e violenze sommarie. Dopo aver sedato ogni tentativo di rivolta, il sovrano decise di trasferire i superstiti e le proprie famiglie (circa 10mila persone) a Lucera e, nella volontà di evitare che sorgessero nuovamente situazioni di conflitto, li lasciò liberi di insediarsi rispettando la loro cultura, tradizioni e leggi a patto che gli prestassero fedeltà assoluta. E, infatti, anche se siamo ben lontani da Rabat o da Marrakech, nella città ci sono ancora numerosi minareti e, nella piazza principale, dove adesso sorge una cattedrale in stile gotico, c’era una grande moschea.

La costruzione

Nel 1233, ebbe inizio la costruzione del cuore centrale della Fortezza, il cosiddetto Palatium: un’enorme struttura a torre che racchiudeva un cortile quadrato. Si estendeva per ben due piani e 32 stanze e, in ogni angolo, c’era una torretta di avvistamento. Secondo alcuni studi di epoca moderna, le finestre erano impreziosite di fregi di stampo arabo-normanno e gli interni erano ricoperti di breccia corallina, un materiale che si può ritrovare anche a Castel del Monte, altra importante costruzione di epoca federiciana.

Un edificio sontuoso, quindi, che dominava Lucera che, grazie alla presenza dei saraceni, iniziò a crescere e ad arricchirsi. I coloni arabi, infatti, condivisero le proprie conoscenze in ambito artistico, scientifico e artigianale permettendo a Federico II di trasformare questa cittadina in un piccolo gioiellino che brillava per cultura e modernità. Alla morte di Stupor Mundi e con la salita al trono di suo figlio Manfredi, le cose non cambiarono ma questa fiorente enclave musulmana nel cuore della Puglia non poteva che preoccupare la Chiesa Romana e il papa Bonifacio VIII. L’assedio di Lucera, motivato dalla volontà di convertire gli “infedeli”, venne guidato da Carlo I d’Angiò che mise a ferro e fuoco la città nell’agosto del 1269: i saraceni vennero trucidati o morirono per fame, i superstiti invece vennero privati del proprio autogoverno e tartassati dai tributi.

La fortezza più grande d’Europa

La presenza del re angioino si riflette ovviamente anche sul Castello: all’epoca, venne ordinata una completa ristrutturazione dell’intero complesso che, da residenza, si trasformò in una vera e propria fortezza. Il Palatium federiciano venne completamente inglobato e, intorno, furono costruite delle mura di cinta della lunghezza di 900 metri rinforzate da 13 torri, 2 bastioni, 7 contrafforti e 2 torri cilindriche, un ampio fossato e un ponte levatoio. Caratteristiche che la rendono, tuttora, la più grande d’Europa con una superficie occupata di 8 ettari.

Se qualcuno dovesse visitare la Fortezza adesso, può notare due grandi torri (della Regina e del Re) a vedetta della città dove ci sono ancora balestriere e camminamenti, e un ampio spiazzo che, con l’insediamento di Carlo d’Angiò, fungeva da sede della cittadella militare: sono stati ritrovati, infatti, i resti di condotti idrici, costruzioni, pozzi, cisterne e di una chiesa. Scampoli di un passato che è praticamente sparito perché, nelle epoche successive, la Fortezza è stata completamente depredata fino a quando, nel 1871, non è stata dichiarata monumento nazionale. Molti pezzi della struttura sono stati infatti impiegati per la costruzione di alcuni palazzi della città.

Svevi vs Angioni

La dualità tra svevi e angioini, nonostante siano passati secoli, è ancora presente a Lucera: la si può vedere nei monumenti o nelle tradizioni che vengono tramandate da anni. Nella città, come dicevamo, svettano minareti che si sono trasformati nelle cupole di alcune chiese in stile gotico; la Patrona, Santa Maria Assunta, è una Madonna dalla carnagione scura proprio in ricordo della colonizzazione saracena e nella Basilica Cattedrale intitolata a Santa Maria, eretta per volere di Carlo I d’Angiò proprio sulle ceneri di un’ex moschea, si trova un imponente tavolo di marmo che, ora, è un altare ma apparteneva in precedenza a Federico II: era uno dei tavoli dove intratteneva gli ospiti e amava banchettare. Senza dimenticare il Corteo storico, una rievocazione in costume che si tiene ogni anno ad agosto, in cui si celebra la vittoria degli angioini e l’entrata in città della nuova corte di Carlo d’Angiò.

Il Castello di Lucera rappresenta tutto questo: è l’anima dell’intera comunità. Storicamente ne rappresenta le sue origini, il suo passato travagliato e il suo futuro un po’ incerto, ma è anche il simbolo di come culture ed etnie diverse sono riuscite a convivere e a prosperare, lasciando in eredità un patrimonio storico praticamente unico.

Tutte le foto sono opera di Albachiara Re*

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