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Buon compleanno, Venezia

Secondo la tradizione, il 25 marzo 421 nasceva Venezia. Una data simbolica, che fa risalire la fondazione della città lagunare alla costruzione della chiesa di San Giacometo, a Rivo Alto (l’odierno Rialto). Dagli insediamenti dei primi abitanti negli isolotti della laguna, a cui si aggiunsero i veneti che fuggivano dalle invasioni barbariche, si formò una città unica al mondo. Nella sua morfologia e nel suo splendore.

Oggi, 1600 anni dopo, Ventuno ha scelto di festeggiare lo speciale compleanno intervistando la pagina ‘Venezia non è Disneyland’, nata quasi cinque anni fa su Facebook da un gruppo di amici, che ci tengono a restare anonimi. Giovani veneziani che volevano stigmatizzare i «comportamenti cafoni» nei confronti della propria città.

Dai pic-nic sui gradini di piazza San Marco ai bagni nei canali: scene di ordinaria amministrazione nella Venezia degli anni recenti, assalita non dai barbari ma dal turismo di massa. Senza dimenticare il contributo di alcuni autoctoni. «Dall’abbandono di lavatrici a quello di materassi», spiegano i gestori di ‘Venezia non è Disneyland’, il cui proposito iniziale si è via via ampliato sui social.

In particolare testimoniando eventi importanti – come l’acqua alta eccezionale del 12 novembre 2019 o il primo sollevamento delle paratoie del Mose – e riportando le notizie principali che riguardano la città. «Ma diamo anche risalto alle attività che cercano di resistere, raccontando le storie dei veneziani che hanno deciso di rimanere in città».

Una finestra su Venezia e sui suoi angoli meno conosciuti, quindi, anche attraverso rubriche come le foto amarcord per ricordare com’era la città lagunare. Oggi ‘Venezia non Disneyland’ è cresciuta tantissimo («inaspettatamente»): su Facebook conta circa 95mila followers, su Instagram 65mila e su Telegram oltre 10mila. Un pubblico sparso ben oltre l’ambito lagunare, che le permette di raggiungere tutti i continenti.

Venezia compie 1600 anni. Come li porta?

«Vista la sua fragilità, gli anni si fanno sentire. Venezia è un mondo un po’ a parte, un patrimonio dell’umanità e come tale dev’essere preservata. Il mondo cambia ma la bellezza di Venezia rimane».

La città invasa dal turismo di massa, in questo momento, piange perché non c’è nessuno. E prima della pandemia Venezia aveva subito la crisi derivante dall’acqua alta eccezionale del 12 novembre 2019 (187 cm). Sembra un paradosso…

«La vocazione turistica della città non si può rinnegare, anche se speriamo che questa pandemia faccia capire che la chiave giusta è allargare e diversificare il turismo. Che non va demonizzato, anzi. Negli ultimi decenni però abbiamo visto un turismo mordi e fuggi, che non lascia nulla nell’economia della città».

L’isola di San Giorgio, vista da San Marco

È giusto controllare i flussi turistici, quindi?

«Vanno regolamentati, per quanto sia giusto che una città patrimonio dell’umanità venga visitata da chiunque. Speriamo torni un turismo di qualità, con soggiorni più lunghi, perché Venezia non è solo Rialto e San Marco: ci sono le isole della Laguna Nord, il Lido, Pellestrina…».

Il vostro nome, Venezia non è Disneyland, è tutto un programma. Cosa vuol dire?

«Venezia non è un parco turistico, è una città. Non ha orari di apertura e di chiusura, come spesso i veneziani si sentono chiedere…».

La Serenissima dominava sui mari ed era regina dei commerci. Poi, nel ‘900, si è sviluppata la vocazione turistica della città. Fino all’eccesso. Si potrebbero sviluppare anche altri settori, no?

«Assolutamente sì. Pensiamo all’arte e alla cultura in generale. Ma anche all’artigianato, partendo dal rilancio del vetro di Murano e dalla tutela del merletto di Burano, passando per la lavorazione del legno per le gondole. Fino a nuove startup. Si possono fare tante cose! Per esempio all’Arsenale, dove si costruivano le navi della Serenissima: oggi potrebbe diventare un laboratorio per nuove attività di giovani, magari in collaborazione con l’Università. Provando a trattenere i tanti studenti che vengono a Venezia: non possiamo limitarci a essere una città di passaggio».

Squero (cantiere) di San Trovaso

Venezia è una città, come dite voi. Però le attività chiudono in serie, spuntano sempre nuovi negozi di cianfrusaglie, i prezzi e gli affitti sono alle stelle… C’è un grave problema di residenzialità: gli abitanti della città storica oggi sono solo 51mila…

«È un circolo vizioso. Se siamo arrivati a questa situazione è anche perché tanti veneziani che hanno ereditato case dai nonni o dai genitori le hanno messe a reddito, anziché permettere lo sviluppo della residenzialità. Ma Venezia, per la sua natura e per forza di cose, ha costi elevati, superiori alle altre città».

La barca del frutariol nel Rio de San Barnaba

Parliamo del Mose, opera mastodontica che dovrebbe riparare Venezia dall’acqua alta oltre una certa soglia. Dopo gli scandali di corruzione degli anni passati, anche oggi assistiamo a guasti e ritardi. Come valutate quest’opera, considerata salvifica ma anche molto contestata?

«Sulle tristissime vicende giudiziarie non spetta a noi commentare. Detto questo, per difendere la città probabilmente si potevano scegliere sistemi diversi, magari totalmente emersi per evitare i problemi che sembra avere il Mose. Però è stata scelta quest’opera e, anche in virtù dei costi (previsti e sopravvenuti), ci auguriamo funzioni. Ci dev’essere però un maggior coinvolgimento delle realtà locali nelle decisioni strategiche».

Grandi navi. Un altro tema molto divisivo e impattante. Dopo alcuni incidenti che hanno fatto il giro del mondo le crociere sono state sospese, ma torneranno. Voi cosa ne pensate?

«Stiamo parlando di una voce importante per l’economia cittadina, quindi non si può dall’oggi al domani impedire l’arrivo delle navi. E non solo quelle turistiche. Noi siamo sempre stati contro il passaggio delle grandi navi per il Bacino di San Marco, che deve essere assolutamente vietato. Dopodiché ci auguriamo valide alternative da parte dei tecnici, oltre a un buon confronto cittadino. Non solo a livello politico. Tra le possibili soluzioni, alcuni di noi preferirebbero il porto offshore al Lido, altri Marghera».

In questi giorni si discute della possibilità di individuare dei campi (le piazze di Venezia…) in cui i bambini possano giocare all’aria aperta, come si è sempre fatto nonostante polemiche, proteste e multe. La vostra pagina si è schierata a favore.

Bimbi che giocano in campo. Foto dalla pagina Facebook Venezia non è Disneyland

«Le regole vanno rispettate, però se non vogliamo che Venezia sia un parco a tema dobbiamo trovare degli spazi per far giocare i bambini nei nostri campi».

Dopo 1600 anni, tanti danno Venezia per morta. Siete d’accordo?

«Se festeggia un compleanno così importante vuol dire che è viva. Non possiamo ridurci a una riserva indiana, dobbiamo far sentire che esistiamo e tutte le istituzioni devono tutelarci. Finché ci sarà qualcuno che vuole tenere alta l’attenzione sulla nostra città, Venezia sarà viva. Noi, come altri, lo faremo».