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Stasera la fiction “Lolita Lobosco”, ma raccontare un’altra Bari è possibile

La scorsa settimana la fiction Rai “Lolita Lobosco” ha trionfato negli ascolti e diviso la critica e gli spettatori. Le indagini della protagonista dei romanzi di Gabriella Genisi, saranno in onda su Rai Uno anche questa sera, dopo aver stracciato la concorrenza domenica scorsa. La prima puntata non ha convinto tutti però.

Il film è stato secondo alcuni una buona notizia per la promozione del territorio, grazie ai riferimenti continui alla cucina e alle scenografiche riprese di Bari e Monopoli. Per altri ha evidenziato principalmente stereotipi sessisti e sul mezzogiorno antiquati, raggiungendo vette caricaturali. Se il sindaco di Bari Antonio Decaro ha esaltato la bellezza delle immagini della città, “sono orgoglioso” sottolinea, l’ex assessore alle Culture Silvio Maselli è stato davvero poco lusinghiero: “È come se vent’anni di affrancamento dalla lingua assurda di Lino Banfi, contro la quale abbiamo combattuto con ogni nostra forza grazie all’insegnamento di Sergio Rubini, fossero spazzati via per relegarci nuovamente nel ghetto del Sud ancestrale, immobile, arcaico”.

Sotto attacco il linguaggio, un misto di accenti e di dialetti, lontani dalla realtà. La totale assenza, nel racconto televisivo, della città che ha alzato la testa e si sta modernizzando. Della capitale di una regione crogiuolo di culture, tollerante, progressista, creatrice di tendenze che è nata negli ultimi anni. La voglia di ribellarsi alle solite narrazioni è emersa da più parti. C’è qualcuno che ha provato a raccontare questa Bari, diversa dall’immagine triste della Béri costruita alla fine del Novecento?

Gli stessi libri di Gabriella Genisi, che invitiamo a leggere, sono molto lontani dalla versione televisiva, almeno per quello che è emerso la scorsa settimana. I romanzi di Lolita Lobosco effettivamente restituiscono l’immagine di una Bari e di una Puglia più moderna, anche quando raccontano sapori e colori antichi. Abbiamo provato quindi a scegliere una canzone, una trasmissione, un documentario, un film e un romanzo che possano raccontare una Bari e quindi una Puglia un po’ diverse.

Canzone: Se non fossi nato a Bari, Il Mago, 2019

“Viva noi che non siamo partiti e che restiamo qui”. È la voglia di non fuggire emersa nei giovani pugliesi negli ultimi vent’anni. Un orgoglio inedito per una terra che era rimasta per troppi anni anonima. D’altronde il cantautore pugliese più amato del Novecento, Domenico Modugno, per tanti anni era stato ritenuto siciliano, terra molto più esotica, conosciuta e interessante per il pubblico nazional-popolare italiano.

Il Mago attraverso “Se non fossi nato a Bari”, scrive una nuova narrazione per la sua città, ma senza nasconderne difficoltà e contraddizioni. Senza tacere che nascere a Milano in fondo dà più opportunità, compone un inno per i giovani che non vogliono fuggire. La canzone è una professione d’amore per questa comunità rumorosa, in cui è forte la voglia di socialità e condivisione.

Documentario: Una meravigliosa stagione fallimentare, Mario Bucci, 2015

“Una meravigliosa stagione fallimentare” di Mario Bucci è forse un piccolo capolavoro del docufilm sportivo. Ci sarebbe da piangere e invece si festeggia orgogliosi nelle ultime scene del documentario che racconta la rocambolesca stagione della Bari 2013-2014. Una tela su cui viene dipinto il rapporto controverso tra Bari e la sua squadra di calcio. Un tuffo nella psicologia e nel linguaggio di una città che vorrebbe sognare. E malgrado le avversità resiste e continua a lottare. Perché i baresi non vivono nell’illusione di un glorioso passato. Qui il meglio deve ancora arrivare, sia nelle strade della città, che nello stadio San Nicola.

Programma televisivo: Love store, Gennaro Nunziante e Vito Capuano, 1998

Negli anni Duemila esplode il fenomeno comico di Checco Zalone. Il comico pugliese conquisterà l’Italia, ma il suo stile affonda in un’antica tradizione di avanspettacolo barese, raffinata in un linguaggio moderno, attraverso alcune trasmissioni cult andate in onda tra gli anni Ottanta e Novanta su Telenorba. Non è un caso che Gennaro Nunziante, il primo regista che ha lavorato con Zalone, sia stato anche alla regia di questi programmi sperimentali, entrati nelle case del Sud Italia e nell’immaginario collettivo di diverse generazioni di pugliesi. Protagonista di questi programmi è stato il duo comico di Toti e Tata, Emilio Solfrizzi e Antonio Stornaiolo.

In “Love store”, in particolare, si scherza sul dialetto, rivisitandolo in chiave contemporanea con gli Oesais (ispirati agli Oasis). Si fa anche satira sul complesso immobiliare (poi abbattuto durante la giunta comunale di Michele Emiliano) Punta Perrotti e sulla famiglia che lo costruì, attraverso l’iconica imitazione dei fratelli Matarrese. Un pezzo di televisione che scherza sulla baresità in modo intelligente, proponendo un programma tutt’ora ancora modernissimo e che continuerà ad essere citato con orgoglio da migliaia di fan.

Film: La vita davanti a sé, Edoardo Ponti, 2020

Un vecchio cliché barese è quel detto, conosciuto in tutta Italia: “Se Parigi avesse il mare, sarebbe una piccola Bari”. Riferimento alla città dei teatri, all’impianto elegante e ottocentesco, ai boulevard sul mare e agli edifici in stile Liberty. Qualcuno non lo ama, troppo autocelebrativo e magari autoindulgente. Edoardo Ponti però lo ha reso realtà, ambientando nella città pugliese “La vita davanti a sé”, adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di Romain Gary. La storia, originariamente ambientata a Parigi, mette in luce l’aspetto cosmopolita di Bari. Il convivere di culture e stili di vita diversi, restituiscono l’immagine di un capoluogo che ha davvero una vita interessante davanti a sé. Un crogiuolo di colori frutto di una tessitura antica, che comunica speranza. La bella città è poi il palcoscenico perfetto per una delle migliori interpretazioni di Sophia Loren.

Romanzo: Le perfezioni provvisorie, Gianrico Carofiglio, 2010

Gianrico Carofiglio è il vero cantore di Bari. Saldamente schierato nella coalizione progressista, è parte di quella trasformazione culturale che è emersa anche a livello politico nel tacco d’Italia con la vittoria di Michele Emiliano a sindaco di Bari nel 2004 e di Nichi Vendola a governatore regionale nel 2005, definita Primavera pugliese. Dopo essere stato magistrato antimafia, ha iniziato a raccontare la sua città e il mondo della giustizia, inventando il personaggio dell’avvocato Guido Guerrieri nel 2002 con “Testimone inconsapevole”. A questo primo esordio sono seguiti tanti romanzi, alcuni con protagonista Guerrieri, altri slegati dalla figura dell’avvocato, saggi e opere che fanno di Carofiglio uno degli autori italiani più prolifici e amati degli ultimi vent’anni.

Bari è lo sfondo metropolitano dei gialli di Carofiglio. La città rivela, attraverso le trame, la sua anima moderna. È in questa modernità e come parte di essa, che emergono gli usi, i costumi e le tradizioni del capoluogo barese. “Le Perfezioni provvisorie” poi già nel titolo racconta il carattere disincantato del cittadino di Bari. Pian piano l’indagine rivela la verità che si cela dietro le apparenze e le maschere sociali. Come nella migliore tradizione dell’ironia barese, che spesso svela, senza livore, ma in modo diretto, debolezze e fragilità di narrazioni e parvenze.

Un mondo che non vive in un passato glorioso da preservare, intorno al quale viene costruita una contemporaneità estranea e alienante, come accade per altre comunità del Sud. Bari è certo l’antica Basilica di San Nicola, ma è anche il suo lungomare novecentesco, la sua via Sparano profondamente trasformata negli ultimi anni, i suoi visionari progetti per il futuro. In una provvisoria perfezione che fonde per qualche istante negli sguardi passato, presente e futuro.