Chironna: «Attenzione al long Covid»

«La pandemia non è finita». Lo dice apertamente la professoressa Maria Chironna (foto sotto), ordinario di Igiene dell’Università di Bari e coordinatrice dei laboratori Covid19 della Puglia. Lo dicono i numeri dei contagi in risalita negli ultimi giorni. Lo dicono le notizie che vengono dall’estero, dalla Cina, per esempio, dove sono stati varati nuovi lockdown.

Professoressa quindi la pandemia non è finita?

«Siamo tutti stanchi e sentiamo spesso dire che si vuole ritornare alla normalità pre-Covid. Il problema è che sono passati solo due anni dall’inizio della pandemia. Ci vogliono molti anni perché una pandemia si esaurisca. Deve crearsi un equilibrio tra il patogeno e la popolazione. Per questo nel corso di una pandemia, più che a una netta fine, si assiste a più ondate epidemiche con cui pian piano essa esaurisce il suo impatto».

Cosa accade in questi giorni?

«Siamo all’inizio di una nuova ondata. Per ora abbiamo i dati dei contagi in crescita. Tra qualche settimana potrebbero salire le ospedalizzazioni. Fortunatamente grazie ai vaccini teniamo sotto controllo la situazione, perché nel 90% dei casi aiutano ad evitare un decorso severo della malattia. Certo, c’è un dieci per cento che, sui grandi numeri, se il virus si diffonde troppo, può portare ad un incremento importante delle forme più gravi e anche ad un aumento dei decessi».

Perché siamo all’inizio di una nuova ondata?

«Perché malgrado alcuni errori di comunicazione, dobbiamo sottolineare che i vaccini ci proteggono dalla malattia severa, non dall’infezione. E vi è stato un allentamento di restrizioni e di comportamenti prudenti. Inoltre, è aumentata la prevalenza di nuove varianti, omicron 2, che è molto più contagiosa, anche tra i vaccinati».

In Cina torna l’incubo dei lockdown…

«Da noi non succederà, non è necessario, malgrado il numero di contagiati sia più alto. Questo dipende dalla differenza di efficacia dei vaccini utilizzati. I loro decisamente meno efficaci rispetto ai nostri».

Quindi quali sono le restrizioni che manterrebbe?

«Se tutti usassimo la mascherina FFP2 nei luoghi al chiuso saremmo sicuramente protetti. Inoltre c’è il tema della ventilazione dei luoghi chiusi, non se ne parla abbastanza, perché creerebbe problemi per diverse realtà ed è difficilmente applicabile nell’immediato. Per esempio negli uffici pubblici, molto spesso non ci sarebbero le condizioni per rendere quei luoghi sicuri».

Lei è contro il parallelismo tra Covid e raffreddore o influenza. Cosa rende il Covid comunque diverso e più preoccupante rispetto a questi altri patogeni.

«La durata di Covid19 è più lunga rispetto a raffreddori e influenza. Poi causa più decessi. E infine c’è il fenomeno del Long Covid. Non ci sono malattie paragonabili in questo senso. Si tratta degli effetti a lungo termine del Covid di cui si parla poco. La malattia ha un decorso più lungo e comporta strascichi, deficit di attenzione, piccoli deficit cognitivi o respiratori. Si tratta di sequele che si stanno studiando e di cui si sa poco».

Il ritorno alla normalità sarà difficile e all’orizzonte c’è sempre più il rischio che esplodano altre pandemie…

«Per come si è evoluto il mondo con la globalizzazione, ci sono condizioni per cui altre malattie si diffondano su larga scala. Le pandemie sono eventi che si ripetono nel tempo, ma non sappiamo quando. Negli ultimi anni ci sono state pandemie che non sono state considerate tali, che sono state sottovalutate. Penso all’influenza del 2009. Anche l’Aids è stata una pandemia. Oggi ci sono le basi per future epidemie, perché la salute umana non è scindibile dalla salute dell’ambiente e quella degli animali. Si sono alterati ecosistemi. Non abbiamo un rapporto “in equilibrio” con animali e ambiente e stiamo andando a occupare nicchie ecologiche dove abitano specie selvatiche che possono essere portatrici di virus ancora sconosciuti».