Tanti auguri Totti, 5 goal magici per festeggiare il re di Roma

Totti e Roma. Se parli della Città eterna, una delle prime cose che ti vengono in mente insieme alla Dolce vita, al Cupolone e al Colosseo, è l’immagine di un ragazzo che vestiva la numero 10 giallorossa e tutti chiamano ancora “il capitano”. Eppure sembra quasi assurdo, Francesco Totti è riuscito a far inchinare una città che aveva finito per accoltellare perfino Giulio Cesare. Stupire Roma e farsi incoronare re della fu capitale del mondo. Di sovrani, condottieri, artisti e simboli ne ha avuti tanti l’Urbe. Per conquistarne il cuore bisogna davvero essere stati grandi, aver fatto qualcosa di enorme.

È arrivato nel campionato italiano dopo il Raffaello Roberto Baggio (leggi l’articolo) e ha indossato la 10 della Nazionale dopo il Pinturicchio Alessandro Del Piero. È stato monumentale tra la fine degli anni Novanta e l’inizio dei Duemila. Ha accompagnato con le sue magie la storia del campionato italiano nella sua fase post-rinascimentale.  È stato uno dei pochi fari a cui guardare negli anni Dieci, “uno dei pochi campioni rimasti in Italia” diceva Antonio Cassano. Il campionato aveva perso il suo splendore, la sua contendibilità e aveva pochi pezzi davvero pregiati da esibire. Totti rimaneva immortale, almeno fino al ritorno di Luciano Spalletti sulla panchina della Roma, quando la luce ha iniziato a spegnersi, malgrado forse Francesco potesse dare ancora qualcosa.

Totti e l’arte

C’è perfino un libro che lo paragona ad uno dei grandi architetti barocchi italiani: “Il talento di Francesco. Totti e Borromini: due fuoriclasse a confronto”. Per come ha scolpito la Roma calcistica nell’immaginario collettivo, forse potremmo anche scomodare il Bernini.

A lui sono state dedicate anche due opere niente male. Un documentario che ha vinto il David di Donatello, battendo perfino il candidato italiano agli Oscar del 2021: “Notturno” di Gianfranco Rosi. “Mi chiamo Francesco Totti” di Alex Infascelli è un capolavoro del docufilm sportivo. E poi la splendida serie distribuita da Sky e Now Tv, “Speravo de morì prima” di Paolo Condò, tra le più belle mai fatte in Italia.

Due pellicole degne di quella grande bellezza portata dal “Pupone” sui campi di calcio. Una bellezza che vogliamo rievocare oggi che Totti compie 45 anni, per festeggiarlo attraverso alcuni dei suoi goal più belli. Non una classifica, a nostro parere impossibile, ma solo la voglia di fare un tuffo nei momenti più belli che ci ha regalato.

1. “Mo je faccio er cucchiaio”, 29 giugno 2000, Olanda-Italia

Il primo goal che abbiamo scelto, Francesco non lo ha segnato con la maglia della Roma, ma con quella della Nazionale. Una risposta a chi lo ha criticato, perché lo riteneva più determinante con il club che con l’11 azzurro. Eppure Totti ha dato tanto anche all’Italia e forse questo è il goal più importante della sua carriera per gli effetti storici che ha avuto.

Siamo ai rigori di Olanda-Italia, Francesco Toldo sta parando quasi tutto e sta per succedere qualcosa di epocale. L’Italia sta per tornare in finale agli Europei dopo 32 anni (leggi anche Italia e Europei), liberandoci da due maledizioni. La prima nasce in quel trionfo europeo del 1968, quando, per accedere alla finale, l’Italia aveva dovuto sfidare la sorte e affidarsi alla monetina. La fortuna che ebbe Giacinto Facchetti nel rispondere nel modo giusto alla domanda “testa o croce”, ci ha poi condannato per contrappasso a tante amarezze nelle edizioni successive…

Infine la maledizione dei rigori, iniziata ad Italia90, quando le notti magiche si sono interrotte proprio ai tiri dagli 11 metri. Sconfitti da favoriti in semifinale contro l’Argentina di Diego Maradona. Una storia di preghiere e lacrime, continuata attraverso il penalty fallito dal più amato, da Roberto Baggio nel 1994 in finale contro il Brasile. Per non parlare della beffa nel ’98 contro i francesi ai quarti.

Il cucchiaio all’Olanda

Totti si rivolge ai compagni e dice: “Mo je faccio er cucchiaio”. “Pazzo”, avranno pensato i colleghi, che dopo aver visto tre fortissime nazionali arrendersi solo alla lotteria del rigore, ancora non riescono a credere di essere in vantaggio contro gli Oranje. Totti però segna beffando Edwin van der Sar e tutta l’Italia esulta. È un grido ai suoi compagni e a chi affronterà in futuro la lotteria più odiata del calcio: “State tranquilli, se po’ fa”. Malgrado il c.t. Dino Zoff sembri non apprezzare tanta spavalderia, tutti abbiamo sognato di essere Totti quel giorno. Poi grazie ai miracoli di Toldo poco dopo festeggiamo la seconda finale europea della nostra storia. Nelle ultime due vittorie azzurre, 2006 (leggi anche l’articolo sui millennials) e 2021, i rigori sono stati fondamentali. Forse se è successo è anche perché due Francesco, Totti e Toldo, quell’anno ci hanno levato di dosso il peso psicologico di quella maledizione.

2. “6 unica”, 10 marzo 2002, Lazio-Roma

Dopo il goal più importante in azzurro, la rete più importante non per la carriera, ma per la vita di Totti. Quel magico pallonetto, quasi impensabile, rifilato alla Lazio, con cui ha conquistato il cuore di Ilary Blasi, stella di Mediaset e della televisione italiana. Una storia importante, che 14 anni dopo quella mitica rete, il 10 marzo 2016, è stata festeggiata con la nascita (magia della coincidenza) della terzogenita Isabel. Nella serie “Speravo de morì prima” si racconta come per il capitano giallorosso quello sia stato amore a prima vista e i dubbi di Ilary su una storia che sarebbe stata stigmatizzata, fraintesa, stereotipata attraverso l’immagine sessista “del calciatore e della velina”. Il campione però saprà conquistarla dicendo che toccherà a loro fare in modo che sia diverso, che quella storia sia qualcosa di più importante.

Torniamo così a quel derby di quasi vent’anni fa. È il secondo tempo, la Roma è in vantaggio e il giocatore che più ha segnato nella storia della Serie A dopo Piola, tenta una giocata quasi impossibile. Totti ha appena ricevuto palla da Vincenzo Montella ed è lontano dall’area di rigore. L’altro bomber giallorosso corre verso l’area, pensando che il numero 10 gli restituirà presto la sfera. Intanto il portiere Angelo Peruzzi della Lazio ha letto l’azione ed è uscito fuori dai pali, per anticipare gli avversari. Errore fatale. Il fantasista fa qualche passo e vedendo il portiere lontano dai pali, anche dalla lunga distanza decide di tentare la sua giocata simbolo, il pallonetto. Una magia che entra nella storia del calcio.

Una rete sontuosa, un virtuosismo che si aggiunge a una goleada proprio nel derby romano. La Lazio torna a casa battuta 5 a 1, una delle peggiori notti per i biancocelesti. Poi in un’epoca in cui non era vietato, Totti si toglie la maglia e mostra al mondo la scritta “6 unica”. La più romantica dedica della storia del calcio. Una parabola perfetta e poi quella frase, meglio di un anello o di un diamante per una dichiarazione, amplificata dalla gioia del popolo romanista.

Non era la prima volta che Francesco sfoderava una maglietta in un derby. Era già accaduto, con l’indimenticabile e provocatoria “vi ho purgato ancora”, l’11 aprile del 1999. Una battuta forse con un riferimento politico per una curva avversaria con tanti gruppi neofascisti, anche se Totti non ha mai confermato questa sfumatura.

3. Il goal più bello, 26 ottobre 2005, Inter-Roma

Dopo i goal più importanti, il goal più bello, quello che riassume la classe e l’efficacia del giocatore romano. Non è facile mettere insieme bellezza e pragmaticità, virtuosità e risultato. Ci riescono solo i grandi architetti, compositori, oratori. Totti, un po’ come Baggio e pochi altri, è amato per questa sua capacità, che unisce ad una grinta da guerriero, da gladiatore.

Roma-Inter è diventata nella seconda metà degli anni Dieci, e fino al triplete nerazzurro, la sfida per eccellenza del campionato. Dopo la crisi calciopoli di Juve e in misura minore Milan, sono i giallorossi e la “beneamata” a sfidarsi più volte per lo scudetto, la coppa Italia e la Supercoppa. Anche se alla fine prevarrà spesso la milanese, che riuscirà a vincere tutto in quel quinquennio post-Moggi, la Roma otterrà qualche soddisfazione, come il 26 ottobre 2005, quando vince 3 a 2 a San Siro.

Totti, goal contro l’Inter

Il numero 10 più amato di Roma intercetta la palla poco dietro la linea di centrocampo e si lancia in contropiede. Supera Cambiasso e Zé Maria, che tentano di staccare il pallone dai suoi piedi. Quella palla però è incollata allo scarpino di re Francesco. La sua corsa lo porta quasi fino all’area di rigore. Il difensore interista Marco Materazzi temporeggia, aspetta, forse un po’ troppo. Quando il capitano è in zona tiro ancora una volta opta per il pallonetto. Perfetto. Goal. Un’azione tutta personale, meravigliosa, in cui ha superato due avversari, percorso mezzo campo e poi quella conclusione splendida.

È raro che il tifo avversario tributi un omaggio al giocatore che li ha colpiti. È successo a Cristiano Ronaldo quando nel 2018 in Juventus-Real Madrid segnerà per i Blancos il goal più iconico del decennio, quella rovesciata perfetta che scatenò gli applausi anche del tifo bianconero, ferito dall’ennesima sconfitta europea. Quel giorno del 2005 è accaduto anche a Totti.

4. La scarpa d’oro, 26 novembre 2006, Sampdoria-Roma

Il talento romano non ha mai vinto il Pallone d’oro. Si sa però che il premio individuale più ambito nel calcio spesso riflette scelte molto discutibili. Non hanno mai ottenuto il riconoscimento giocatori come Andrés Iniesta o Gianluigi Buffon, che pure avrebbero meritato a detta di tutti questo tributo. Francesco Totti però ha vinto un premio oggettivo, la Scarpa d’oro nella stagione 2006/07. Lo conquista chi segna di più tra i vari campionati d’Europa e gli italiani che hanno ottenuto questo successo sono tre. Oltre a lui, il campione del mondo Luca Toni e più recentemente il bomber laziale Ciro Immobile.

Totti ha totalizzato quell’anno 26 goal, una cifra importante per la Serie A, anche se forse ci sono stati anni in cui per giocarsi la Scarpa d’Oro bisognava mettere in campo molte più reti. Fatto sta che Totti nel 2007 è stato il miglior attaccante di tutti e per raggiungere questo obiettivo bisogna riuscire a trasformare in goal anche le occasioni più complicate.

Il 26 novembre del 2007 Totti porta a casa una rete decisiva in questo senso. Un goal impossibile. Lo fa contro la Sampdoria. Squadra che poi si sarebbe vendicata per quella prodezza, negando lo scudetto alla Roma nel 2010. Un 2 a 1 che farà piangere i giocatori della “maggica”, trafitti dalla doppietta di Giampaolo Pazzini e soprattutto dalle giocate di un grande amico di Totti, Antonio Cassano nel suo anno forse di maggiore ispirazione e maturità.

Il capolavoro di Totti contro la Samp

Ritorniamo però al 2007. Marco Cassetti lancia una palla perfetta verso Totti che si è portato in area di rigore. Un tentativo di aprire un nuovo pericoloso versante di gioco per la Roma, non certo un assist, perché il capitano è molto defilato a sinistra. Da lì potrebbe mettere in mezzo facilmente per i compagni. Un cross insidioso. Oppure, opzione più complicata, potrebbe tentare di controllare la palla e accentrarsi superando l’avversario. Tirare al volo non se ne parla, da quella posizione è troppo difficile. Non sarebbe un goal, sarebbe una magia, di quelle che ti capitano una volta nella vita. Francesco colpisce la palla al volo che si insacca a pochi centimetri dal palo più lontano, beffando il portiere. Se sei Totti puoi farlo.

5. Il Derby, 11 gennaio 2015, Roma-Lazio

Se sei romano e giallorosso, la partita più importante non è mai quella contro le squadre sbruffone del Nord, quelle che pure ti hanno tolto tanti sogni dalle mani e a volte anche in modo a tuo parere scorretto. La più importante è sempre la gara contro la rivale biancoceleste. Contro la Lazio. È uno dei derby più importanti d’Italia, dove se non si cade in stupidi e irricevibili comportamenti violenti, si può godere di uno spettacolo agonistico che mette in campo due tra le squadre più forti del campionato.

Il re giallorosso sa quanto è importante la partita e difficilmente si fa trovare impreparato. Anzi, alcune delle sue prodezze più belle le compie nel match che oppone le due rive calcistiche del Tevere. Undici sigilli. Numeri alti, come spesso capita quando parliamo di questo fuoriclasse, che lo consacrano.

L’acrobazia di Totti contro la Lazio

Nel gennaio 2015, se guardiamo l’anagrafe, siamo già verso il tramonto della carriera del Pupone. Sono 38 anni. Eppure quando entra in campo è in grado di illuminare più di chiunque altro l’Olimpico. Allenatore è il francese Rudi Garcia, quello che “aveva rimesso la Chiesa al centro del villaggio”. È appena iniziato il secondo tempo e la Lazio è in vantaggio per 2 a 0. In quella stagione non ha ancora segnato su azione il numero 10, ma è proprio lui al secondo minuto della ripresa a segnare il primo goal giallorosso.

È solo l’inizio però dell’ennesima impresa firmata Totti. La vera magia arriva poco dopo. José Holebas duella con Antonio Candreva, ma riesce a mettere il cross. Per prendere quella palla però Totti dovrebbe volare. E il campione si lancia in una meravigliosa acrobazia. Un gesto tecnico da bomber, da re del goal, da Totti insomma. Il capitano è riuscito con una doppietta a negare la vittoria alla Lazio nel derby. Un risultato impossibile quel giorno senza la sua classe. Ci sono uomini così nel calcio, che da soli a volte inventano qualcosa che cambia il risultato di una gara, di un torneo, di una stagione. Per questo li chiamiamo campioni, diventano i nostri eroi e raggiungono l’immortalità.

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