‘Moighea’, con una canzone Venezia chiede una rivoluzione

Un moto di dignità, più che d’orgoglio, per salvarsi. Ritornando a una dimensione vivibile, in armonia con la propria storia, la propria morfologia e le esigenze dei propri abitanti. È quello che emerge dalla canzone Moighea, grido liberatorio di una Venezia svuotata dal turismo di massa durante la pandemia di Covid-19. E che invoca un risveglio collettivo della coscienza, sia da parte dei veneziani che della comunità internazionale. Come? Facendo tesoro dell’esperienza maturata nell’ultimo anno e mezzo di convivenza con il virus per studiare un cambiamento possibile. Una rivoluzione, in una città ormai sommersa non solo dall’acqua sempre più alta, ma anche dalla monocultura turistica. Che ha strozzato la vera natura di una città tanto bella quanto fragile. Unica e per questo bisognosa di attenzione speciale.

Venezia: uno scorcio di Castello, sestiere popolare
Da Venezia un messaggio al mondo

Questa l’idea alla base della canzone ‘Moighea’, che in dialetto veneziano significa ‘smettila’, ‘basta’. Un successo che in poche settimane conta circa 35mila visualizzazioni su YouTube e ha già fatto il giro del mondo. Finendo persino sulla tv giapponese.

Il genere? Reggae, scelta naturale in laguna, i cui ritmi quasi giamaicani hanno dato i natali – non a caso – a uno dei gruppi più importanti d’Italia per la musica in levare, i Pitura Freska (attivi a cavallo tra la fine degli anni Ottanta e i primi Duemila).

«Tutto è nato da una riflessione che facevo da un anno – racconta a Ventuno Cristiano Baldissera, autore di Moighea – vedendo Venezia con degli occhi nuovi. Una Venezia diversa, bella, libera, sana». «Al di là delle preoccupazioni per la sopravvivenza e per la salute, determinate dal virus – continua Baldissera, musicista e videomaker – ho pensato che non si potesse sprecare l’opportunità di questo momento speciale per riflettere anche sul futuro della nostra città».

Cristiano Baldissera, autore di Moighea

Detto, fatto. Dalle riflessioni alla musica, il progetto ha preso forma innanzitutto grazie alla collaborazione del musicista Tomaso “Dema” De Mattia, leader dei Talco (band di Marghera apprezzata anche a livello internazionale). Al quale si sono uniti vari artisti veneziani che hanno dato vita alla canzone con voce e musica («Li ringrazio davvero – sottolinea Cristiano Baldissera -, il clima è stato di amicizia, armonia ma anche professionalità. Moighea è riuscita a diventare a suo modo “virale”, pur nascendo dal basso»).

La voce della città

«Volevo rovesciare la prospettiva, ho immaginato che fosse la città stessa a cantare questo Moighea, inteso in senso affettuoso, familiare, non arrabbiato», aggiunge l’autore. E così, è proprio la città a raccontarsi, con interpreti a rappresentare simbolicamente i vari sestieri e la terraferma (un po’ Marghera e un po’ Mestre). Da Luca Scaggiante a Dreghe, da Laurita Flower a Federica Gozzo Fender, da Truman Mc ad Ale “Panda” (alla batteria). Oltre a Simone “None” Panizzuti (piano e tastiere), Silver (sax), Nic Milano (tromba), Emanuele “Jesus” Randon (chitarra) e Dema (chitarre e basso). In modo (auto)ironico, cantando in veneziano ma con i sottotitoli in inglese, proprio per rivolgersi al mondo, come Venezia ha sempre saputo fare.

Nella foto: il cantante Dreghe

Introdotta dall’attore Giulio Canestrelli, Moighea parte con una melodia della voce e un riff di chitarra, per poi evolvere concentrandosi intorno a un coro centrale quasi gospel, mantra che, una volta entrato in testa, fatica ad andarsene. Il brano, prodotto nello studio musicale Silent Town di Marghera («L’ho creato insieme a “Dema” proprio mentre progettavamo questa canzone», racconta Baldissera), è stato presentato nella sede dell’associazione About di Venezia il 1° luglio.

Nella foto: la cantante Laurita Flower
Manifesto di resistenza

Dietro Moighea c’è la consapevolezza che per rialzare la testa sia necessario toccare il fondo. «Ecco, ritengo che il fondo lo abbiamo toccato», spiega Baldissera, che prima dell’avvento della pandemia stava per lasciare Venezia. «Poi però l’ho vista così, piacevole e vivibile, e mi sono detto: “Ma se fosse sempre così?”».

Nella foto: il cantante Luca Scaggiante

Residenzialità, sostenibilità, turismo di qualità e non mordi e fuggi, prospettive di lavoro diversificate e non a senso unico, in grado di far rimanere i veneziani e di attrarre nuovi abitanti capaci di integrarsi nel tessuto cittadino e di donargli nuova linfa. Queste le possibili vie d’uscita, che fanno però i conti con speculazioni, menefreghismo e rassegnazione. Ecco perché Moighea diventa un manifesto di resistenza e ribellione contro la svendita di Venezia, per recuperare una vocazione da protagonisti e non da comparse nelle foto altrui, come suggerito nella canzone stessa. Non basta vivere di ricordi, serve invertire la rotta prima che sia troppo tardi.

Il video di Moighea

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