«Il calcio italiano? Meglio Celtic-Rangers»

‘Palla lunga e pedalare’. Campi fangosi, stadi affascinanti. Scontri fisici e tanta grinta alla ‘Bravehart‘, a discapito del tiki taka e di quello che viene comunemente definito ‘il bel gioco’. Quando in Italia parliamo di calcio scozzese, difficilmente vengono in mente altre immagini. Un football non proprio agli antipodi col nostro, depurato però di tutte le scorie e le mille polemiche che inquinano serie A, B, C e persino i dilettanti. E capace di conservare quella venatura romantica che tanti amanti del calcio ancora oggi desiderano. Sarà per questo, forse, che un torneo di nicchia (e condizionato dal pluri-trentennale duopolio Celtic-Rangers, che domenica si sfideranno nell’Old Firm numero 423) come la Scottish Premier League e una Nazionale che non disputa un grande torneo dai Mondiali ’98 (ma attenzione, ai prossimi Europei ci sarà), viene storicamente ammirato nel nostro Paese. Perciò da qualche anno migliaia di fan italiani non possono che ringraziare Enrico Dell’Anna, un 37enne trevigiano che nel 2016 ha creato una pagina social che è un vero e proprio gioiello, da quasi 50mila followers totali. Parliamo de ‘Il Calcio Scozzese‘, attiva su tutte le principali piattaforme social, una pagina che regala ogni giorno notizie, video, interviste e curiosità che consentono ai seguaci del football praticato al di là del Vallo di Adriano di restare costantemente aggiornati sulle avventure della Nazionale, di Celtic, Rangers, squadre ‘iconiche’ come Aberdeen, Hibernian, Hearts, i due Dundee e molte altre ancora, regalando anche fotografie stupende di stadi (vi dicono qualcosa Meadow Park o Dumbarton Rock?) e panorami scozzesi mozzafiato.

Enrico, come nasce la tua passione verso il calcio scozzese?

«A metà degli anni ’90, quando trasmettevano le partite su Tele +. Mi innamorai dell’atmosfera che si respirava negli stadi britannici, delle terraces (le vecchie gradinate dalle quali si restava in piedi a seguire la partita), del grande affetto dei tifosi verso i propri club e anche dello storico gioco kick and run, la palla lunga in mezzo all’area. Ma mentre il calcio inglese negli anni si è modernizzato, quello scozzese conserva molti aspetti di quel football che fu, anche in termini di attaccamento alle tradizioni e al pubblico. Basti pensare che Celtic e Rangers, ancora oggi, nelle proprie rose hanno una forte identità britannica. E gli stadi in Scozia sono rimasti quasi identici al passato».

Una scena ‘tipica’ dell’Old Firm di Glasgow

A proposito di Celtic e Rangers. Domenica alle 13 a Celtic Park, a Glasgow, andrà in scena il 423º Old Firm, la cosiddetta ‘Vecchia ditta’, uno dei derby più antichi (e combattuti) del mondo, specchio di profonde e mai sopite rivalità religiose e sociali. Sarà in tono minore, vista la classifica già definita e l’assenza di pubblico?

«Dal punto di vista del pubblico forse sì, senza il quale secondo me l’Old Firm perde tra il 50 e il 70% della sua bellezza. Ma sotto il profilo sportivo sarà una partita vera, ci mancherebbe. I Rangers giocheranno la prima gara in campionato dopo la conquista del 55º titolo e, al di là della fresca eliminazione dall’Europa League, vorranno conquistare il terzo Old Firm stagionale su tre, sarebbe il quarto consecutivo. D’altra parte il Celtic piuttosto di perdere ancora si taglierà un braccio e farà di tutto per rovinare la festa ai Gers».

I Rangers, dopo l’arrivo in panchina di Steven Gerrard, sono diventati una squadra di ‘europea’, a differenza di un Celtic che non ha massimizzato a fondo dieci anni di dominio solitario (quando i Gers, dopo il fallimento, sono ripartiti dalle serie minori).

«Bisogna dare atto a Gerrard di aver costruito una squadra che dopo tanti anni è tornata ad imporsi in Scozia, diventando competitiva anche in Europa. Quasi mai, partendo dai primissimi turni preliminari, si arriva all’eliminazione diretta: i Rangers, invece, negli ultimi due anni ce l’hanno fatta. E non è detto che Gerrard il prossimo anno se ne vada al Liverpool, anche se in caso di esonero di Klopp sarebbe la scelta più inevitabile. Il Celtic? Con Rodgers quantomeno arrivava ai gironi di Champions, con Lennon (dimessosi qualche settimana fa) appena all’Europa League. Difficile dire chi sarà il manager nella prossima stagione, sui tabloid circolano dozzine di nomi, ma se dovessi scommettere direi Steve Clarke, l’attuale ct della Scozia».

Scozia che, grazie all’epica vittoria ai rigori con la Serbia dello scorso novembre, tornerà a frequentare un grande torneo internazionale, Euro 2020 (o 2021).

«Anche qui il punto di domanda riguarda il pubblico, se potrà esserci o meno e trascinare la nazionale di Clarke, che dovrebbe disputare due gare proprio ad Hampden Park. A meno di grosse prestazioni, mi dispiace dirlo, temo che la Scozia andrà fuori al primo turno, visto che Inghilterra e Croazia sono sulla carta superiori, ma qualche buon giocatore – vedi Robertson, Tierney, Mc Tominay, McGinn e l’ultimo arrivato Adams – non manca. E c’è da scommettere che tutti giocheranno alla morte, una delle caratteristiche che tanto piace alla gente di questa nazionale. Poi la prossima settimana partono le qualificazioni a Qatar 2022, Danimarca e Austria saranno le avversarie principali: non sarà facile, ma dopo tanti anni di gironi difficili, sfortuna e nazionali non all’altezza, mai come stavolta la Scozia potrà qualificarsi anche ai Mondiali».

Torniamo a ‘Il Calcio Scozzese’.

«Nasce nell’ottobre 2016, come diario personale. È passione pura, non certo un lavoro, altri ragazzi mi aiutano nella gestione dei social e del sito. Di certo questa pagina sta ottenendo un successo che mai avrei immaginato: quasi 30mila followers su Facebook e quasi 20mila su Instagram. Abbiamo anche canali YouTube, Twitch e Telegram. Ma più che i like mi piacciono le interazioni, i commenti. E’ bellissimo vedere le domande delle persone collegate alle interviste in diretta. Mi sembra di aver trasmesso qualcosa».

L’immagine copertina de ‘Il Calcio Scozzese’, raffigurante la Coppa delle Coppe vinta dall’Aberdeen di Ferguson nel 1983 (in finale sul Real Madrid)

Interviste nelle quali hai dialogato con calciatori italiani che hanno fatto la storia in Scozia, da Paolo Negri a Lorenzo Amoruso, passando per Massimo Donati.

«E in tutti loro ho riscontrato grande disponibilità. Donati è molto affezionato al calcio scozzese ed è contento quando lo chiamo. Ma cito anche altri giocatori, Del Fabro e De Vita, oltre a due grandissimi telecronisti come Nicola Roggero e Roberto Gotta. Intervistare Gattuso (ai Rangers nel 1997-98)? Perché no. Mi piacerebbe molto organizzare anche una diretta con Paolo Di Canio (nel Celtic 1996-97)».

Segui anche il calcio italiano?

«Certo, anche se non mi fa impazzire. Non amo tutte le polemiche e la mentalità delle continue lamentele».

Un auspicio per il futuro?

«Spero che il calcio scozzese continui ad essere trasmesso sulle reti televisive italiane. Resta il modo migliore per seguirlo. E poi auspico che, dopo tanti anni di mediocrità, questo calcio torni ad essere più competitivo in Europa. Spezzare il dominio Celtic-Rangers? Temo sia impossibile. Le entrate di queste squadre sono troppo superiori rispetto a tutte le altre. Basti pensare che l’ultimo campionato non vinto da loro risale al 1984, successo dell’Aberdeen guidato da un certo Sir Alex Ferguson».

Enrico, curiosità finale: per che squadra scozzese tifi?

«Non posso dirlo, altrimenti sarei continuamente ‘accusato’ di favoritismi. Piccolo spoiler: non è il Celtic e nemmeno i Rangers. E ovviamente tifo per la Scozia».