Ventuno, il mondo che verrà

Il mondo che verrà, Ventuno

Caro lettore ti scrivo

Sono Ventuno e sono nato per raccontare il mondo che verrà

Il mondo, come cantava Lucio Dalla, aspetta una grande trasformazione, dopo essersi chiuso in casa e aver messo i sacchi di sabbia vicino alle finestre, costretto a grandi sacrifici dalla peggiore crisi del Dopoguerra. La pandemia rappresenta uno spartiacque: come per la Seconda guerra mondiale, ci saranno un prima e un dopo-Covid. 

Il 2021 sarà un anno difficile, non sarà tre volte Natale e festa tutto il giorno. Per questo è l’anno in cui si deve immaginare un’Italia, un’Europa e un sistema internazionale diversi. 

Il virus ci ha posto di fronte a un mondo che non funziona, al suo sviluppo insostenibile, al fallimento di un sogno di benessere e di crescita.  Le nuove generazioni non hanno le stesse opportunità delle precedenti, soprattutto di lavoro.

Il neoliberismo, lo sfruttamento selvaggio delle risorse naturali, le politiche delle grandi potenze che avevamo scelto come faro per la creazione di un nuovo ordine mondiale hanno fatto esplodere le disuguaglianze, le ingiustizie sociali, le fragilità e le sofferenze. 

Bisogna ripensare il mondo in questo 21esimo secolo, con nuove parole d’ordine che rimettano al centro l’essere umano e la sua dignità. L’umanesimo di cui è figlia l’Italia – dalla storia alle opere d’arte, fino alla Carta costituzionale – accomuna sensibilità diverse e può far nascere un nuovo progressismo, lontano dal liberalismo economico, dal mito della produttività, dalla disumanizzazione del lavoro. 

Voglio parlarvi di diritti sociali e civili. Voglio raccontarvi cosa significhi sviluppo sostenibile, come lo intende il programma d’azione dell’Agenda 2030. Voglio sostenere la tutela dell’ambiente, perché il cambiamento climatico porterà altre disuguaglianze e sofferenze.

Tratterò di salute al di là dei numeri, un concetto fondamentale dopo un anno così tragico. Parlerò di giovani, istruzione e culture: le basi di una società sana. Credo nella parità di genere e nella necessità di superare le catene, le disparità e i pregiudizi che limitano la liberazione di tutte le potenzialità umane.

Credo che le persone siano capaci di gesti incredibili, di diventare simboli: ecco perché racconterò anche le storie di sport e dei suoi protagonisti che hanno emozionato il pubblico. 

Credo fortemente che abbiamo bisogno di un nuovo multilateralismo, che ampli i nostri orizzonti oltre i modelli politici e culturali anglofoni. In questo campo guarderò con curiosità a realtà a cui i media tradizionali rivolgono minore interesse. Vorrei raccontare le speranze e le contraddizioni dell’America Latina, una regione politicamente vivace, capace di proporre modelli alternativi.

Osserverò con occhi diversi anche il Mediterraneo, un’area politica da ricostruire. Il Mare nostrum è la nuova polveriera del mondo, la nuova frattura che sanguina, dove si moltiplicano i conflitti e le sofferenze. Ripensare la politica italiana nel Mediterraneo significa anche ridare centralità all’azione del nostro Paese nel mondo e rivalutare il ruolo del Mezzogiorno, spesso dimenticato dalla politica. 

Per questo voglio raccontare il paesaggio globale in modo differente e libero, come sancisce l’art. 21 della nostra Costituzione. Con una redazione di giovani giornalisti che scriveranno da tutta l’Italia: storie, approfondimenti, interviste senza filtri, cercando tracce di un mondo nuovo e diverso.

Senza padroni, sostenuto solo dal desiderio di rimettere l’essere umano al centro.